7, 8, 9 febbraio 2014 – Homs
Video girati da citizen reporter della città assediata di Homs stanno documentando in questi giorni la messa in atto degli accordi firmati in occasione del vertice di Ginevra2, che non prevede la fine dell’assedio, né il ritiro dei militari, ma solo la concessione ad alcune centinaia di feriti, donne e bambini, di allontanarsi dalla città in quattro giorni “di tregua”, in cambio della consegna di una lista con i nominativi di tutti gli uomini presenti nei 14 quartieri assediati. Sono immagini di un’odissea, di un esodo che si consuma tra gli spari e le esplosioni.
Nelle immagini si vedono mezzi dell’Onu e della Mezza Luna Rossa entrare a Homs e arrivare fino al check point che divide la zona assediata dalla zona controllata dalle milizie governative. Le vetture, con la bandiera dell’Unhcr, attraversano velocemente la strada dove sono all’opera i cecchini del regime, che non esitano a sparare; non si fermano neppure i bombardamenti. Decine di vittime sono cadute in questi giorni proprio sulla linea del fronte. Molti di loro sono giovani che stavano scortando quegli stessi civili verso il check point; la propaganda del regime si discolpa, accusando “i ribelli”; accuse infondate visto che, come raccontano i testimoni e come mostrano le immagini, i punti da cui si bombarda e si spara sono quelli dove sono appostate le milizie governative.
Oltre le barricate, centinaia di civili sono assediati da oltre 630 giorni. Quando viene dato il segnale, i civili corrono, tenendosi per mano, portando zaini e borse. Alcuni feriti, che hanno le stampelle, si fermano a metà strada; a metà strada vengono abbandonati anche i bagagli, che in quel caos generale sono troppo pesanti e ingombranti da portare. Chi trova posto sale sui mezzi messi a disposizione dalla comunità internazionale, mentre le altre persone corrono “scortate” a destra e sinistra da quelle stesse vetture. Si sentono voci di uomini che danno l’addio ai propri figli, anziani che si raccomandano con i giovani di aver cura di se stessi e della città, mogli, madri e figlie che piangono allontanandosi dai propri figli, mariti, padri. I citizen reporter che fanno le riprese pregano per la salvezza di quei bambini e quelle donne e, quando sentono gli spari e le esplosioni, implorano Allah affinché non avvenga una strage. Per chi non conosce la lingua araba, è importante sottolineare che,l’espressione “Allahu akbar”, è un’invocazione di aiuto, una supplica.
Sono immagini di cui il mondo intero dovrebbe vergognarsi. Nessuno merita di fuggire così dalla propria casa, come nessuno merita di finire sotto assedio, sotto i bombardamenti, o nel mirino dei cecchini. In Siria si stanno scrivendo pagine drammatiche della storia dell’umanità. L’esodo da Homs, anche per le modalità con cui si sta consumando, è la mortificazione dei diritti umani, è il trionfo della violenza e dell’ingiustizia. E’ la sconfitta della società civile.
Video: 7 febbraio, i primi civili abbandonano la zona assediata di Homs
Video: 7 febbraio 2014 civili in fuga dalla zona assediata, camminano scortati dai mezzi della Mezza Luna Rossa
Video: 8 febbraio 2014 Spari e bombardamenti sui mezzi dell’Onu che entrano nella zona assediata di Homs
Video: 8 febbraio 2014 distribuzione di aiuti da parte della Mezza Luna Rossa mentre il regime continua a sparare
Video: 8 febbraio 2014 esplosioni sul convoglio dell’Onu
Video: 8 febbraio 2014 Gli uomini dell’Onu si addentrano nella località assediata per un sopralluogo
Video: Feriti a seguito dei bombardamenti in presenza dei funzionari Onu
Video: arrivo dei mezzi dell’Onu per il terzo giorno di evacuazione dei civili
Video: 9 febbraio 2014 colonne di civili in fuga
Video: 9 febbraio 2014 decine di feriti nella zona assediata a seguito dei bombardamenti
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