Più di 11 mila bambini sono rimasti uccisi in Siria in meno di tre anni. Ma in Siria si continua a nascere: tante nuove creature indifese vengono alla vita nelle città bombardate e nei campi profughi. Il loro primo gemito è un forte inno alla vita e all’amore, che sfida la logica delle armi e della violenza. Ma neppure questi che sono i più innocenti tra gli innocenti sono indenni dalle violenze e vengono colpiti e uccisi senza pietà come se fossero miliziani, combattenti.
Così oggi, tra gli oltre 80 morti che sono caduti in diverse città siriane, un bimbo di Douma che si chiamava Nur, un nome pieno di speranza, che significa luce, è rimasto ucciso dalle schegge di un ordigno che lo hanno colpito alla testa. Nessuna luce per questo piccolo, nato un anno e mezzo fa, in un momento drammatico per la Siria, nel pieno di un genocidio che non si arresta. Nur, Luce, non vedrà mai l’uscita del tunnel, la fine dell’incubo. E’ nato tra le bombe e le bombe lo hanno ucciso.
Il genocidio dei bambini siriani continua nell’indifferenza del mondo. Continuare a raccontarlo significa non farsi travolgere dall’indifferenza, rifiutare di cadere nell’omertà. E’ doloroso scrivere queste vicende, è altrettanto doloroso leggerlo, ma non farlo sarebbe peggio. Sarebbe come voltare le spalle ad un massacro che non accenna ad arrestarsi. Il silenzio dei media internazionali sulle sofferenze dei civili consegna all’oblio il piccolo Nur e tutte le vittime siriane.
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