Sono migliaia i civili in fuga dal nord di Aleppo a causa della violenta offensiva scatenata nei giorni scorsi dall’aviazione russa e dalle forze del regime di Bashar Al Assad, sostenute dalle milizie di Hezbollah. Donne, bambini, giovani e anziani scappano con i mezzi propri, a volte anche a piedi, per cercare di sottrarsi ai bombardamenti indiscriminati che stanno colpendo i quartieri residenziali. La zona è già stata presa di mira anche dai miliziani dell’Isis, innescando un violento scontro con i ribelli.
Un fiume umano sta lasciando ciò che resta della seconda città della Siria per raggiungere i villaggi del nord e la frontiera turco-siriana. Gli sfollati si sono riversati anche ad Azaz, cittadella di 30mila abitanti in provincia di Aleppo, spingendo i comitati locali ad organizzare una task force per aiutare i civili in fuga a raggiungere la periferia occidentale. Almeno 59 famiglie, circa 500 persone, sono partite oggi a bordo di pullman messi a disposizione dai comitati stessi con il sostegno della Mezza Luna Rossa e sono stati portati verso Afrin, una zona sotto il controllo curdo.
Immagini della partenza da Azaz
Il valico di Bab Assalam, alla frontiera turco-siriana, è stato aperto solo per accogliere i casi di estrema emergenza. In Turchia ormai si contano oltre 2 milioni e mezzo di profughi siriani e la situazione delle città al confine è al collasso. Le frontiere, per ora, restano chiuse. Per tamponare l’emergenza il governo di Ankara ha fatto costruire nuove tendopoli a cavallo tra il territorio turco e quello siriano, nella cosiddetta no man’s land, dove centinaia di siriani vengono stipati senza servizi primari, né assistenza, come denunciano i profughi stessi. “Non siamo animali, siamo esseri umani. Stiamo fuggendo da una guerra, chiediamo solo che venga rispettata la nostra dignità e che vengano aperte le frontiere”, grida una donna al microfono dell’Amc.
La situazione ad Aleppo, intanto, viene definita tragica. Solo una parte delle persone in fuga, infatti, trova aiuto, mentre migliaia di civili restano nelle loro case, dove ormai da settimane manca l’acqua corrente e si ricorre alle autobotti e ai pozzi. Alcuni medici di ospedali da campo hanno registrato nuovi casi di epatite, dovuti, secondo loro, proprio alle acque contaminate. Gli ultimi aggiornamenti da Aleppo parlano della morte di almeno quattro civili nel villaggio di Ma’arret Alartiq a causa dei bombardamenti russi, mentre le forze governative, con il sostegno di milizie iraniane, hanno fatto irruzione nel villaggio di Kafeen.
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