30 maggio 2014 – Aleppo
Il 30 maggio 2014, durante l’offensiva dell’aviazione militare del regime siriano contro la città di Aleppo è stata colpita da una bomba-barile la scuola di Ein Jalun. Quel giorno a scuola c’era gran fermento: i ragazzi dovevano inaugurare la mostra “Basmet amal”, “L’impronta della speranza”, una raccolta di disegni a cui avevano lavorato con impegno per raccontare i propri sentimenti e la loro voglia di vivere e non arrendersi. Quando l’ordigno ha colpito la scuola, i ragazzi stavano finendo di allestire la mostra; 21 tra studenti e insegnanti sono rimasti uccisi sul colpo. 18 bambini sono rimasti feriti.
I disegni preparati per la mostra si sono macchiati di sangue e le speranze di quegli scolari e dei loro maestri sono andate in frantumi insieme ai muri della scuola. L’intervento della “Protezione Civile Libera” (quella auto-organizzata e non sostenuta dalle autorità, che di fatto impediscono alla Protezione Civile di intervenire nelle zone bombardate, ha permesso l’estrazione dei corpi delle vittime e il soccorso dei feriti. I bambini hanno assistito a scene infernali, proprio nel giorno in cui volevano dare una svolta al loro progetto di riscatto e rinascita.
Nel video, che ricostruisce la storia della scuola, ci sono anche delle interviste ad alcune delle studentesse rimaste uccise (contrassegnate in bianco e nero). In tutti i loro interventi parlano di voglia di non arrendersi alla logica della violenza, del desiderio di lottare per il loro futuro usando l’arma dello studio con le armi della morte usate dal regime e dai suoi alleati.
La scuola di Ein Jalun, ad Aleppo, era stata inaugurata il 30 dicembre del 2012 da un gruppo di insegnanti volontari e volontarie che hanno voluto impegnarsi per dare ai bambini e alle bambine della zona l’opportunità di studiare. L’istituito, infatti, era fermo da oltre un anno a causa dell’inizio della repressione dell’esercito di assad, che sta impedendo ad un’intera generazione di bambini siriani di studiare.
assad e il suo esercito devono essere fermati e processati per crimini contro l’umanità. La fine delle vite e delle speranze di migliaia di bambini non può essere accettata dal mondo come se fosse un effetto collaterale di una lotta per il potere assurda e disumana.
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