01 aprile 2014 – quartieri assediati di Homs, anno 4 dall’inizio della repressione
“Ormai viviamo come facevano in passato i nostri avi. Siamo tornati a mangiare solo ciò che coltiviamo con le nostre mani. Altro non c’è, a causa dell’assedio. Non si può contare sull’aiuto di nessuno, ognuno deve provvedere a se stesso. Oggi sono i giovani costruire il futuro e non il futuro a costruire i giovani. Tutti sono a conoscenza di questo dramma. Nonostante questa situazione, ci sono ancora tante persone qui, che non vogliono lasciare le loro case e sanno che la loro resistenza pacifica fa irritare i loro carcerieri.
Il popolo siriano non sta difendendo solo la sua terra, ma l’intera regione, non solo il suo diritto, ma i diritti dell’umanità intera. La vittoria della rivolta pacifica contro il regime sarebbe stata una vittoria per tutti i popolo oppressi. In verità il regime criminale fabbrica il terrorismo e lo diffonde in tutto il Medio Oriente. La permanenza del regime significa la permanenza del terrorismo e la sconfitta del regime è la sconfitta del terrorismo. Dove ci sono i bombardamenti non avvengono esplosioni di autobombe, né arresti massicci: le due facce della medaglia del male si dividono il terreno e il lavoro, a danno dei civili inermi. Ma il popolo non vuole rinunciare a vivere e questa è la grande lezione che il popolo siriano, con la sua resistenza, sta dando al mondo.
Prego il Signore di aiutarci a resistere, di accogliere i martiri, di guarire i feriti e i malati e di liberare tutti i prigionieri”.
Bebars Al Talawe, media-attivista di Homs
Resistere nonostante l’assedio, i bombardamenti, la minaccia del terrorismo. Resistere per amore della propria patria, per difendere l’identità, la memoria storica, i legami viscerali con la terra degli avi. Quello che descrive questo giovane nella città assediata di Homs è il sentimento di molti siriani oggi. Consapevoli che ciò che stanno subendo è disumano e ingiusto, consapevoli che la violazione dei loro diritti umani è un dramma che non riguarda solo loro, ma l’umanità intera, perché ciò che accade oggi in Siria nel silenzio del mondo, potrebbe ripetersi altrove, finché non si imparerà nulla dagli errori e orrori del presente e del passato.
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