Homs, località di Yay Al Waer: un bambino viene aiutato da due giovani a caricare sulla sua bicicletta i rami di un albero. E’ la scorta di legna che il piccolo porterà a casa e che servirà a lui, ai fratellini e alla madre per scaldarsi. Il papà è morto e a casa manca il gas per scaldarsi e la corrente elettrica è interrotta da oltre un anno.
Vorrebbe fare il medico da grande, curare i feriti e i malati, perché, come racconta, ogni giorno vede tante persone che non possono essere curate.
Per tornare a casa il bambino deve percorrere un lungo viale dove è appostato un cecchino che spara su chiunque passi. Eppure sorride, sogna di diventare grande, sogna che la violenza si arresti.
Un bambino già uomo che pensa ai suoi fratellini, che si allontana pedalando la sua piccola bici con il desiderio di alleviare le pene dei suoi famigliari. L’infinita tenerezza di un angelo con gli occhiali che contrasta con l’infinita desolazione di un popolo abbandonato dal resto del mondo, sotto il freddo pungente e sotto i bombardamenti che, finite le nevicate, sono ricominciati incessantemente.
Oltre 15 mila persone si trovano sotto assedio nella città di Homs da più di 550 giorni. 1000 famiglie concentrate in 13 quartieri della città vecchia, completamente isolati dal mondo.
Un albero in località Al Waer, a Homs, è diventato un
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