Siria, a 29 mesi dall’inizio della rivolta – I parte

Strike4Dignity-إضراب-الكرامةCosa accade in Siria? A 29 mesi dall’inizio della repressione, sono ancora molte le persone che dichiarano di “non aver capito cosa succede in Siria e perché ora ci sia la guerra”. Per fare chiarezza sull’attuale situazione, è importante tornare indietro, al 2011, anno in cui la storia della Siria è cambiata per sempre.

Rivolta e repressione sono i due binari su cui viaggia il destino di un popolo intero: la rivolta contro il regime della dinastia al assad – al potere da oltre 40 anni – scatenata dall’arresto e dall’uccisione (il 15 marzo 2011) di alcuni bambini di una scuola di Dar’à, colpevoli di aver scritto sul muro della propria scuola “Il popolo vuole la caduta del regime” e la repressione armata con cui il governo di Damasco ha risposto alle proteste pacifiche delle piazze e delle strade siriane. Rivolta e repressione: da un lato un popolo inerme, che ha rotto il muro della paura e del silenzio (innalzato dopo il massacro di Hama nel 1982, dove oltre 30 mila persone) per chiedere libertà e il rispetto dei diritti umani; dall’altro un governo illegittimo, corrotto, con una forte base militare e un controllo pressoché totale delle ricchezze del Paese, che non ha esitato a sparare, sequestrare, imprigionare, stuprare, torturare, uccidere pur di soffocare la rivolta.

Nove mesi dopo l’inizio della nuova, terrificante ondata di violenze del regime contro quello che dovrebbe essere il suo stesso popolo, i Comitati locali di Coordinamento – gruppi di cittadini autonomi sorti spontaneamente per coordinare le attività di sostegno ai civili, visto il vuoto lasciato dall’autorità centrale in materia di servizi e assistenza – hanno emesso la Dichiarazione della Dignità, un proclama con cui affermavano la propria contrarietà alle sistematiche violazioni e umiliazioni a cui era costretto il popolo, indicendo uno sciopero generale nei giorni dal 10 al 23 dicembre 2011.

Proteste pacifiche di piazza e sciopero generale sono i due strumenti con cui il popolo ha manifestato la propria volontà: scelte nel segno della legalità, della civiltà, dell’inclusione, a cui il regime ha risposto con il sangue.

Per non dimenticare, ora che oltre 110 mila persone sono morte, oltre 7 milioni di siriani sono nella condizione di sfollati e più di due milioni sono profughi nei Paesi limitrofi, ripubblichiamo il testo integrale, tradotto in italiano, della Dichiarazione della Dignità, I’lan al Karamah. I siriani sono e restano un popolo fiero, anche di fronte allo strazio che stanno subendo.

 

§ Dichiarazione della Dignità

  Lunedì, 19 dicembre 2011

“L’umiliazione che la nostra nazione, la Siria, deve affrontare, non ha termini di paragone. Donne e uomini, padri, madri, figli e figlie di ogni provenienza etnica e religiosa sono testimoni di abusi terrificanti. La gente del nostro Paese è stata costretta, attraverso decenni di dittatura e tirannia, ad accettare le offese costanti come se fossero parte della loro vita quotidiana. Il disdegno ed il disprezzo della dignità umana si è manifestato in atti barbarici che hanno ferito non solo l’unità nazionale, ma anche la coscienza umana in ogni parte del Paese.

I siriani stanno lottando con coraggio per la loro libertà e la loro dignità, e pagano un prezzo altissimo in questa loro lotta: le vite di molti, e la dignità di molti altri.

Con questa rivolta gloriosa, la rivolta della dignità, dichiariamo che:

·          I siriani sono preziosi e le loro vite hanno un incommensurabile valore.

·          Nessuna autorità pubblica ha il diritto di togliere la vita ai siriani, o di esporli a rischi.

·          Nessuno ha il diritto di torturare i siriani, o di recare loro dolore o provocare danni alla loro integrità fisica o psicologica.

·          I cittadini siriani sono gli artefici del proprio destino e nessuna autorità governativa ha il diritto di arrestarli e nessuno può negare loro il diritto all’autodeterminazione, se non esistono motivazioni legali stabilite da un Potere obiettivo, imparziale e indipendente;

·          Nessuno, neanche se è una figura pubblica o un individuo privato, ha il diritto di maledire o ridicolizzare un cittadino siriano, né abusare di lui o di lei con parole oscene, né di trattare lui o lei con durezza o brutalità, in una maniera che mina alla sua dignità o auto-stima.

·          Ogni cittadino siriano deve essere sicuro nella propria casa, come deve essere sicura la propria proprietà e la propria vita. Nessuna autorità pubblica ha il diritto di interferire con questi diritti, se non per motivazioni legali, sempre stabilite da un Potere obiettivo, imparziale e indipendente;

·          Nessuna autorità pubblica ha il diritto di proibire a un cittadino siriano di godere dei frutti del proprio lavoro; i lavoratori siriani non devono essere soggetti allo sfruttamento.

·          Nessuna autorità pubblica ha il diritto di penalizzare o di punire un cittadino siriano per la sua fede religiosa, o per il fatto di non credere, né può costringere una persona ad accettare qualsiasi credo che vada contro la propria coscienza.

·          Tutti i cittadini siriani sono uguali in dignità e in onore.

·          I diversi gruppi religiosi ed etnici che compongono la comunità siriana sono tutti uguali in Siria nella loro dignità ed onore. Lo Stato non deve favorire un gruppo a discapito degli altri.

·          L’impegno per la dignità delle persone serve come base per la libertà, la giustizia e la pace civile nel Paese.

·          La forza della Siria come nazione si misura secondo la dignità dei suoi cittadini più deboli.

·          I siriani non dovrebbero accettare nessun compromesso che potrebbe ripercuotesi sulla loro dignità”.

 Comitati Locali di Coordinamento in Siria 19 dicembre 2011§

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Un commento

  1. iL PROBLEMA PRINCIPE è: SI PUO’ INNESCARE UNA GUERRA COME SI E’ FATTO IN IRAK PER LE ARMI CHIMICHE DI SADDAM HUSSEIN (poi rivelatesi inesistenti)usando armi che, pur se chiamate intelligenti, dagli americani, armi che comunque uccidono e feriscono innocenti civili di ogni eta’ in un numero elevatissimo?
    Oppure correre a bombardare i terroristi talebani afghani ,come vendetta per le due torri di N.Y. talebani che, precedentemente, ai tempi dell’occupazione da parte dei russi, erano stati foraggiati dagli USA?
    Si diceva che si agiva anche in difesa delle donne.
    ma c’è qualcuno di noi tutti che ancora ci crede? Non è il petrolio e il suo possesso, non è la dominanza sull’area medio orientale e il commercio di armi, la causa di tutte queste morti? Non è così anche in Siria?
    Come è stato ed è per la Libia , come è per l’Egitto, il libano , israele, palestina ecc. ecc
    Non è prendendo le armi che si difende la pace!!!!!!!!!.

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