Un padre stringe a sé il corpicino esanime della figlia, avvolta in un asciugamano.
Attraversa una strada del quartiere di Bab Sba’à, nella città vecchia di Homs, dove da due anni ci sono padri costretti a tumulare i propri bimbi.
Ha gli occhi chiusi, sbarrati, come a voler immortalare per sempre l’immagine della figlia ancora viva… quasi a voler trattenere le lacrime e impedire che bagnino il suo piccolo angelo.
Il tragitto dalla casa al camposanto sembra infinito, ma dura pochi istanti… frazioni di secondo in cui quell’uomo privato del suo affetto più caro rivede tutta la vita della sua bambina come fosse un film. Il momento in cui è nata… il giorno in cui ha mosso i primi passi… quando ha pronunciato le prime paroline…
E’ un giovane padre che si sta per separare per sempre dal suo angelo. Non potrà portarla a giocare al parco, né farle fare la prima guida, né applaudirla il giorno della laurea, né baciarle la fronte il giorno del suo matrimonio… non potrà più fare nulla.
La schiena dritta, l’atteggiamento composto, il dolore represso… per sua figlia avrebbe voluto il meglio, una vita onesta, dignitosa… ora può solo sperare di darle un dignitoso addio…
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