Piogge torrenziali, freddo, fame, malattie. I civili nelle tendopoli del nord della Siria stanno affrontando l’ennesimo inverno all’addiaccio. Sono ben 1450 i campi tendati nel nord-ovest del Paese, abitati da oltre 1 milione e ottocentomila persone, di cui oltre la metà sono bambini, che spesso sono nati proprio tra quei teli di plastica.
Le risposte a questa crisi continuano a essere emergenziali e non strutturali, e le vite di queste persone, esposte alla povertà, alle malattie, agli stenti, sono in grave pericolo. Le alluvioni delle ultime settimane hanno messo in ginocchio l’area, che è a vocazione agricola proprio per la natura del terreno, e non si addice al sostegno delle tendopoli.
Decine di associazioni operano nella zona, ma, denunciano gli stessi operatori, servirebbe l’intervento della comunità internazionale e non di pochi volontari. L’area del nord-ovest è amministrata da ben due governi, quello turco e quello “siriano di transizione”, che non riescono a rispondere alle esigenze di una popolazione ridotta in miseria, composta principalmente da sfollati fuggiti da altre città siriane, che sono rimasti intrappolati in questa sorta di terra di nessuno. A minacciare le esistenze di queste persone tanto vulnerabili c’è anche la minaccia di alcune formazioni terroriste come Jabhet al Nusra e Tahrir Al Sham che tengono sotto scacco la popolazione, oltre ai bombardamenti russo-governativi, che non si sono mai interrotti.
Fonte: Enab Baladi
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