Se vuoi distruggere una nazione, inizia dall’istruzione

40b9ccbece0b9816f0715985f4ccd886.jpg“Se vuoi distruggere una nazione, inizia dall’istruzione”: è uno degli slogan comparsi ieri sui muri esterni dei locali che ospitano alcune facoltà universitarie alla periferia di Aleppo.

All’origine del gesto degli studenti  la volontà di opporsi alla chiusura delle facoltà, imposta dai soldati di Hay’at Tahrir al-Sham (HTS), una formazione militare salafita, considerata vicina ad al Qaeda.

Gli studenti e le studentesse di alcune facoltà  umanistiche coinvolte dal provvedimento, hanno così deciso, insieme ai propri insegnanti, di sfidare la censura e le lezioni si sono svolte all’addiaccio. Le facoltà interessate sono in una zona sotto il controllo delle opposizioni, considerate parte del Governo Siriano di Transizione, ma contese dalle milizie dell’HTS e dal loro “Governo della salvezza”, che non trova legittimazione alcuna a livello politico, né trova consensi tra i civili.

e4ecde15622cab579de416b81ab6d23c.jpg“Il sapere è la luce della nostra rivolta”, hanno scritto i giovani accademici e questo, per loro, è più di uno slogan. Gli studenti e i professori coinvolti, infatti, sono oppositori civili del regime di Assad e fanno parte di quel fiume umano di deportati che nel 2016 hanno dovuto abbandonare le loro case nella zona orientale di Aleppo. Sui social network dove sono state pubblicate le foto delle lezioni all’addiaccio, molti hanno espresso il loro sostegno al coraggio di questi accademici, alla loro resilienza, alla loro forza di volontà che non si ferma di fronte a bombardamenti, al freddo, alla precarietà. D’altro canto, non sono però mancate le critiche di chi vorrebbe vedere questi giovani al fronte, armati, impegnati nei combattimenti invece che sui libri.

a598b2c020b1026b9cdb20de9972d0d6.jpg“Abbiamo scelto la rivolta civile, disarmata e pacifica nel 2011 e vogliamo restare fedeli alle nostre scelte”, ha dichiarato un professore di lingua inglese. Una bellissima lezione di coraggio e lotta non violenta che ci fa comprendere la complessità della situazione in Siria, ma anche il desiderio irrinunciabile di pace e cultura che anima la maggior parte del popolo siriano.