Per la seconda volta in meno di un mese l’ospedale Orient a Kafranbel, periferia di Idlib, è stato colpito dai bombardamenti aerei del regime. L’incursione ha provocato lesioni su oltre il 70 per cento della struttura, causando anche numerose vittime e feriti. Si tratta della seconda offensiva in poco tempo: la prima volta è stata lo scorso 29 luglio e anche in quell’occasione ci sono stati morti e feriti, sia tra i degenti, che tra i medici e il personale ospedaliero. Tra le vittime c’era anche il dottor Sayd Al Musa, esperto anestesista.
Il direttore dell’Organizzazione Orient per gli aiuti umanitari e l’informazione, il dottor Ghassan Abbud, ha denunciato la gravità del fatto, perché “bombardare ospedali è un atto criminale, contrario ad ogni valore umano e convenzione internazionale”.
L’ospedale, l’unico funzionante in un raggio di svariati chilometri, comprende un reparto di pediatria, uno di medicina interna e uno per la dialisi (l’unico in Siria). Sono circa 300 le persone che lavoravano nella struttura, tra medici, infermieri, amministrativi e paramedici; la struttura era un punto di riferimento importante, oltre che per Idlib e periferia, anche per la città di Hama e la periferia di Aleppo.
I bombardamenti di oggi su Idlib hanno provocato, già dalle prime ore del mattino, oltre venti morti.
Con questo ennesimo attacco ad una struttura ospedaliera si aggrava sempre di più l’emergenza medico-sanitaria in Siria, in particolare nelle zone dove il regime non ha più il controllo. Ai feriti e malati non restano che gli ospedali da campo, che però hanno mezzi limitati e non possono garantire servizi come l’oncologia, le cure diabetiche, la terapia intensiva ecc. Tali strutture sono precarie e restano attive solo grazie all’impegno di medici e infermieri volontari, non pagati, non sostenuti da alcuna autorità governativa. Il loro lavoro è possibile solo grazie agli aiuti umanitari che, tra mille difficoltà giungono dall’estero.
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