Con un bilancio di oltre 150 mila vittime accertate negli ultimi 3 anni, più di 9 milioni di sfollati interni, oltre 2,5 milioni di profughi fuggiti nei paesi limitrofi il regime di bashar al assad annuncia al mondo di aver indetto le nuove elezioni presidenziali, che si terranno il prossimo 3 giugno. E pone anche dei requisiti per i “candidati”, tra cui l’avere esclusivamente la cittadinanza siriana anche se si risiede o si è nati all’estero, la residenza continua in Siria negli ultimi 10 anni, l’ottenimento di 35 (su 250) firme di parlamentari – l’80 per cento dei quali sono iscritti al partito Ba’th che regge il governo – il restante 20 per cento sono rappresentanti di “partiti di opposizione”, che in realtà hanno sempre funto da specchietti per le allodole. Requisiti anche per i votanti naturalmente.
Assad, come da protocollo si è “candidato” per non deludere nessuno. Chi sfiderà il “candidato favorito” assad per la poltrona di presidente? Il 4 maggio la Suprema Corte Costituzionale ha annunciato i nomi dei due “sfidanti” (erano stati presentati 24 nomi compreso assad): Hassan bin Abdullah al-Nouri, imprenditore 54enne di Damasco e Maher Abdul-Hafiz al-Hajjar, 43 anni, candidato comunista di Aleppo. Due illustri sconosciuti? Niente affatto: il primo ha ricoperto la carica di ministro senza portafoglio pochi mesi prima della morte di hafiz al assad, mentre il secondo, che ha militato nelle file dei comunisti siriani, è un fedele e aperto sostenitore di bashar al assad.
Partono le scommesse: riuscirà stavolta bashar al assad (vincitore annunciato) a raggiungere e superare il 98 per cento dei consensi ed eguagliare in qualche modo il padre, dal quale aveva ereditato il “ruolo presidenziale”? Nel 2007, infatti, assad aveva ottenuto il 97,62 per cento dei voti, migliorando rispetto al 2000, quando, dopo la morte del padre hafiz venne modificata ad hoc la costituzione per consentirgli ancora quarantenne di “succedere democraticamente” al padre e poi indire un referendum di conferma, ottenendo il 97,29 per cento dei consensi.
Ma forse la domanda più importante è questa: quanti e quali saranno i siriani a partecipare alla “consultazione democratica”? I maggiorenni che sono tra i 9 milioni di sfollati, dove si recheranno alle urne? Nelle tendopoli? Nelle scuole abbandonate? I 3 milioni profughi avranno voce in capitolo? I siriani all’estero, in particolare quelli dei paesi dove non ci sono più ambasciate, cosa faranno? Come si comporteranno i siriani che da tre anni non riescono a rinnovare i documenti? E i siriani in Europa a cui è stato riconosciuto lo status di rifugiato o profugo? Potranno votare i siriani apertamente dichiarati oppositori, che hanno partecipato alle manifestazioni per chiedere libertà in Siria?
L’annuncio di queste elezioni farsa è stato dato il 21 aprile in pompa magna dai media del regime ed è stato ripreso dalle agenzie di tutto il mondo, che non hanno mostrato tanta solerzia nel pubblicare i video dei bombardamenti che continuano a provocare ogni giorno più di 100 vittime in tutta la Siria. Oltre al genocidio, il popolo siriano deve subire anche questa beffa. Stiamo assistendo alla pubblica derisione dei valori fondanti una società civile: un carnefice responsabile dello stillicidio del suo popolo che gioca a fare il democratico. Come se non bastasse, il ministro del turismo Bishir Yazigi annuncia una splendida stagione turistica per la città di Homs. Sì, proprio in quella città martoriata e assediata, lasciata morire di fame sotto i bombardamenti, la cui popolazione è stata oggetto di un ricatto vile e disumano. Ma per il regime è tutto ok, tanto che il portavoce del ministro dell’interno Yasser Alshereiti proclama con fierezza che in Siria sono diminuiti i decessi per incidenti stradali. Una Siria paradisiaca ai loro occhi, con imminenti elezioni, un turismo con prospettive allettanti e gran sicurezza nelle strade. Questo è il regime di bashar al assad: un manipolo di mentitori che con una mano stermina i civili inermi, con l’altra si aggiusta la cravatta.
Mentre il popolo muore di fame nelle città assediate, mentre migliaia di persone nelle tendopoli e nelle città colpite dalle violenze stanno contraendo malattie dovute alla mancanza di medicinali e assistenza sanitaria, mentre un’intera generazione è a rischio, mentre si continua a bombardare, seminando morte e distruzione, mentre si continua a praticare la tortura contro i civili dichiaratisi oppositori, mentre bande di terroristi assoldati dal regime stanno seminando panico e odio tra la popolazione, alimentando il fuoco della deriva settaria, mentre l’economia è al collasso per il blocco di tutte le attività produttive, il teatrino della politica mette in scena una consultazione per decidere chi guiderà la Siria per i prossimi 7 anni. Si spenderanno soldi pubblici per stampare nuove gigantografie di assad, inneggiandolo come protettore della patria, come vincitore della guerra contro i criminali infiltrati estremisti, come colui che salva le minoranze e tiene testa all’imperialismo e ai complotti mondiali. Sarà come far morire ancora una volta i giovani che dal 2011 hanno dato vita a quelle indimenticabili proteste pacifiche, laiche e colorate nelle piazze siriane, per chiedere la fine del regime e libertà per tutti. Sarà come far morire nuovamente tutti quei bambini le cui vite sono state strappate dalla violenza omicida di chi non ha esitato a usare la violenza per tenersi la poltrona. Sarà come far morire la Siria ancora, e ancora … Si continuano a scrivere pagine nere nella storia dell’umanità.
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