Siria: così il regime fa morire i bambini di fame – video shock

Majed bimbo di Al Yarmouk 25 gennaio 20144 aprile 2012 – Homs, 25 gennaio 2014 – Al Yarmouk camp, Damasco

I bambini nelle città siriane assediate stanno morendo di fame. A Homs, come nella periferia meridionale di Damasco, in particolare nel campo profughi palestinese di Al Yarmouk, la mancanza di cibo, acqua potabile e medicinali sta provocando un genocidio silenzioso e atroce.

L’assedio è un’arma a tutti gli effetti, devastante e subdola, che colpisce le persone più fragili e deboli, bambini e anziani in primis. Vittime dell’isolamento forzato e del silenzio complice del mondo. Non si può fingere di non sapere: è dal 2012 che i citizen reporter siriani documentano queste atrocità e tutti hanno visto i video e le immagini di piccoli e adulti morti per le conseguenze della malnutrizione. Era il 4 aprile 2012 quando dal quartiere assediato di Al Khaldiya, a Homs, un’infermiera, raggiunta da un giovanissimo reporter (all’epoca minorenne), denunciava la tragedia della piccola Nasr, una bimba di appena un mese, che rischiava di morire per la mancanza di latte in polvere. Il suo appello è rimasto inascoltato e la piccola, due giorni dopo, è spirata. Qui la storia completa di Nasr:http://bit.ly/1bqt0Ec.

Il caso scosse la coscienza di molti e da allora gli attivisti, siriani e non, hanno iniziato una campagna per chiedere la fine dell’assedio su tutte le città, mentre i sostenitori di assad hanno continuato a dire che si trattava di notizie false, di propaganda, nonostante le immagini inequivocabili e i continui appelli che si innalzavano dalle città isolate. Di fatto, dal 2012 ad oggi, sono ormai migliaia i civili morti, soprattutto bambini, non a causa delle bombe, né dei cecchini, né delle armi chimiche, ma a causa dell’assedio. Le madre di questi bimbi, anch’esse denutrite, non hanno la possibilità di salvarli allattandoli, perché non hanno latte.

Il campo profughi palestinese di Al Yarmouk, sorto nella periferia meridionale di Damasco nel ’57, pesantemente bombardato dall’aviazione militare siriana prima e diventato teatro di violenze ad opera delle milizie di al Qaeda negli ultimi mesi, è uno dei luoghi più colpiti dalla morsa dell’assedio. Nati profughi, figli di profughi, in un paese dove i loro avi avevano cercato protezione e riparo, i bambini di Al Yarmouk sono doppiamente vittime dei giochi di potere, che calpestano i loro diritti umani. Di fronte a tutto questo c’è chi ancora continua a credere alla propaganda di regime che esalta assad quale baluardo nella difesa dei diritti dei palestinesi.

Proprio da lì sono arrivate ieri (25 gennaio 2014) le immagini drammatiche di un bambino, Majed, ritratto mentre sta spirando… Sono immagini agghiaccianti, atroci, disumane. La  condivisione ha come unico obiettivo quello di documentare ciò che nessuno vuole raccontare, né far vedere e che, di conseguenza, viene censurato e ignorato. Il piccolo è incredibilmente magro, sofferente. La madre, raccontano, è stata ferita ed è stata portata all’ospedale da campo per una medicazione. Viene mostrato un biberon con un liquido verdastro: dentro, spiegano c’è acqua non potabile (probabilmente quella dei pozzi) e succo di verdure.

Majed, come Nasr, come altre migliaia di bambini uccisi dalla fame e dagli stenti in Siria. E’ umanamente accettabile tutto ciò? E’ umanamente accettabile che si tratti sulla pelle di queste creature indifese? La rottura dell’assedio e l’immediata apertura di corridoi umanitari sono l’unica vera chiave di volta per la salvezza del popolo siriano. I negoziati di Ginevra2 dovrebbero portare almeno a questo risultato, subito.

Video 1 – 25 gennaio 2014 Majed, un bimbo palestinese nel campo profughi assediato di Al Yarmouk, nella periferia meridionale di Damasco, esala gli ultimi respiri. Ucciso dalla fame e dagli stenti.

 http://www.alarabiya.net/articles/2012/04/04/205388.html

Video 2 – 4 aprile 2012 Nasr, una bimba di Homs, spirata a causa dell’assedio e della malnutrizione. Le immagini sono state girate due giorni prima della morte della piccola.