Della città di Al Ghouta, periferia meridionale di Damasco, si è parlato per qualche tempo, dopo l’attacco chimico che il 21 agosto 2013 ha ucciso oltre 1300 persone, poi più nulla.
Uno spettacolo mediatico desolante, dove invece di preoccuparsi delle vittime, l’attenzione è stata spostata totalmente su chi fossero i responsabili: chi si è preoccupato di assolvere quanto prima il regime “perché il povero assad non avrebbe avuto alcun vantaggio a colpire il suo popolo”, come se due anni di bombardamenti e repressione facessero parte del normale esercizio della democrazia, mentre molti hanno puntato il dito sui “ribelli”, come se sia nell’interesse di un popolo che si è ribellato ad una feroce dittatura scatenare un simile attacco contro se stesso; altri ancora hanno accusato dell’attacco uno stato straniero intenzionato a smascherare il possesso di un arsenale chimico da parte del regime di assad per poi costringerlo a smantellarlo…
Delle 1300 anime, la maggior parte bambini e donne, uccisi nel sonno, non si è interessato nessuno. Non ci sono state commemorazioni, minuti di silenzio, manifestazioni di solidarietà. Nulla. 1300 esseri umani inermi finiti nel dimenticatoio prima ancora di essere ricorcati, onorati, nominati… eppure un nome ce l’avevano tutti, avevano una vita, dei sogni…
E’ andato in scena un ridicolo teatrino politico, indagini, condanne, smentite… si è paventato un attacco a stelle e strisce per punire il regime, si è pregato perché questo attacco non avvenisse, sembrava che si fossero svegliate dal letargo milioni di “persone amanti della pace” che hanno “no” alla guerra, come se il genocidio in corso in Siria da oltre due anni non fosse nulla. Tutto questo mentre in Siria, invece, si continuava e si continua tutt’ora a morire per i bombardamenti e le conseguenze drammatiche dell’assedio.
Nel periodo dell’attacco ad Al Ghouta io ero in Siria. Ho chiesto alle persone che ho incontrato cosa ne pensassero di un potenziale attacco e la maggior parte mi ha risposto che morire sotto una bomba russa o americana sarebbe stato lo stesso: bisognava fermare subito il rifornimento di armi ad assad, imporre la no fly zone chiesta oltre due anni prima e aprire corridoi umanitari. I siriani hanno la certezza del fatto che alla comunità internazionale – dall’Europa alla Lega Araba, passando per l’Onu, non importa nulla di salvare vite umane in Siria. Come dar loro torto?
L’immobilismo generale ha fatto sì che, da un lato, il regime sterminasse interi quartieri, villaggi, città, dall’altro, come una sorta di profezia che si autoavvera, che in Siria prendessero sempre più piede bande di infiltrati stranieri intenzionati a condurre una loro lotta parallela: in teoria si proclamano contrari al regime, ma, di fatto, non fanno che i suoi interessi, andando ad insediarsi nelle zone dove le milizie di assad sono state sconfitte, seminando odio e tensione tra le varie componenti della popolazione, autonominandosi tutori della fede, mentre in realtà il loro operato non è che una bestemmia.
Il quadro politico in Siria è drammatico, con la neonata opposizione che dopo l’iniziale apparente sostegno di alcuni stati stranieri è stata abbandonata ed è implosa e sempre più stati coinvolti nella compravendita di armi e nel gioco dello spartimento della torta… La Siria sta lentamente morendo, si sta spopolando, si stanno cancellando i suoi millenni di storia a cultura…
Solo ieri sono state uccise circa 80 persone. Anche stamattina, in molte città, si bombarda, anche ad Al Ghouta, dove dopo la chiusura del sipario mediatico, ogni giorno muoiono decine di persone per le conseguenze di quell’attacco, i cui effetti, secondo gli esperti, dureranno ancora per anni.
La Siria sta morendo, per via delle bombe, degli spari, dell’indifferenza e dei giochi di potere. Il numero delle vittime accertate ha superato i 200 mila; altrettanti sono i detenuti per reati d’opinione; oltre 10 milioni sono i siriani sfollati all’interno dei confini nazionali; oltre 2 milioni sono i profughi; ormai centinaia i siriani morti nel Mediterraneo mentre tentavano di mettersi in salvo dalle persecuzioni in Libia ed Egitto, paesi dove si erano inizialmente rifugiati fuggendo dai bombardamenti, ma dove sono stati poi presi di mira.
La Siria sta morendo… ma fino alla fine, il suo popolo resiste e continua la sua lotta con dignità e coraggio.
Nell’immagine scattata oggi ad Al Ghouta alcuni bambini cercano di ricostruire la propria casa colipta da un ordigno allineando i mattoni che sono per terra. Questo è il popolo siriano, questa la Siria, la Terra della dignità e del coraggio.
I bombardamenti su Al Ghouta del 1 novembre 2013
Per non dimenticare, video del massacro di Al Ghouta
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