29 ottobre 2013 Al Rastan, provincia di Homs
Ieri in Siria hanno perso la vita 61 civili. La città di Al Rastan, in provincia è stata teatro di pesanti bombardamenti da parte dell’aviazione militare che ha colpito diverse zone residenziali.
La sequenza di video condivisi ieri dai media attivisti di Al Rastan documenta le drammatiche conseguenze sui civili, in particolare sui bambini, colpiti dagli ordigni mentre erano nelle loro case. Gli ordigni partono dalla Facoltà di Ingegneria, diventata una base militare da mesi.
Oltre alle ferite sui loro corpi i bambini sono terrorizzati da tante violenze. I loro pianti sono uno strazio, una ferita per l’anima. La consapevolezza che hanno del dramma in cui vivono ci interroga come adulti, interroga la cosiddetta “società civile”, i cui valori crollano insieme alle case colpite dagli ordigni. Cosa ne è stato dello spirito con cui è stata scritta la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo? Cosa ne è stato di quei “mai più” pronunciati dopo ogni guerra? Siamo davvero diventati indifferenti rispetto al dolore e alle atrocità che vivono questi innocenti? Perché le loto ferite continuano a non suscitare l’indignazione necessaria quantomeno a condannare gli artefici di questo genocidio? Il silenzio equivale a connivenza e la connivenza è l’humus in cui nascono e crescono nuovi frutti del male.
Entriamo nel dramma che stanno vivendo i bambini siriani con questa sequenza di video:
1- Due fratellini feriti, il piccolo piange, il “grande”, nonostante le ferite, chiede di poterlo prendere in braccio per consolarlo. Quanto amore possono dare i bambini, anche nelle condizioni più difficili?
2 – Un padre ferito insieme alla figlia supplica i medici dell’ospedale da campo di essere delicati e gentili con la piccola, che piange in modo disperato. Cosa faremmo al suo posto?
3 – Due ragazzini si nascondono in una casa abbandonata per proteggersi dai bombardamenti; non hanno di che mangiare e pregano che cessino i bombardamenti.
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