Se per un bimbo la morte diventa misericordia

Ghassan Al Aly Deir Ezzore 04 giugno 20134 giugno 2013 – Deir Ezzore

Bambini e morte: questa due parole, messe una affianco all’altra, sembrano formare un ossimoro. Si dovrebbero respingere l’una con l’altra, si dovrebbero escludere a vicenda. Invece, in Siria, da oltre due anni convivono.

Ogni giorno piangiamo la morte di bambini, angeli innocenti strappati alla vita dagli spari dei cecchini, dall’esplosione delle bombe, dalle conseguenze di ferite non adeguatamente curate, da malattie contratte nelle città assediate.

Un’intera nuova generazione di bambini siriani è a rischio; oltre agli 8000 mila angeli di età inferiore ai 12 anni che sono stati uccisi negli ultimi 27 mesi, ci sono altri migliaia di piccoli mutilati, ustionati, resi invalidi. Per non parlare delle ferite del cuore: come si cura il dolore di chi ha visto da vicino la morte, così vicino da sentirne l’odore acre? Come si curano la paura, la solitudine, l’angoscia vissuta ogni giorno, ogni singolo istante, per due lunghissimi anni? Non esiste rimedio…

Quanto dovranno ancora patire questi bambini? Guardate il piccolo nella foto: si chiama Ghassan Al Aly ed è della città di Deir Ezzore. Fissate per un istante il suo viso, le sue braccia, le sue gambe. Fermatevi a guardare la sua espressione, il suo dolore. Notate quel tubo che ha in mano, quella pomata che dovrebbe dargli sollievo. Ma non è forse anche lui un essere umano?  Quanto può soffrire un piccolo in quelle condizioni?

Può la morte sembrare una misericordia più di quanto non dovrebbe esserlo la vita? Davvero siamo indifferenti a tutto ciò?