Donne e uomini di pace per il futuro della Siria

«Mi hai salutato e mi hai promesso che non ti dimenticherai di me, né io mi dimenticherò mai di te». Sembra una promessa d’amore fatta a una donna, ma questa frase in realtà è dedicata alla Siria ed è tratta da una delle più famose canzoni di Sabah Fakhri, il massimo cantante siriano di tutti i tempi. Sono parole che oggi assumono un significato nuovo, soprattutto se ad ascoltarle sono esuli, profughi o sfollati, che ormai costituiscono i due terzi della popolazione siriana. È un dato impressionante, come è impressionante constatare che dall’inizio delle ostilità del 2011 sono passati dieci anni. Un periodo di tempo lunghissimo, che ha visto il Paese mediorientale, da sempre considerato mosaico di etnie e culture, diventare un’immensa distesa di silenzio e macerie. 

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Il brano di Sabah Fakhri citato in apertura