Ad Aleppo anche oggi l’aviazione militare ha ripetutamente colpito diversi quartieri residenziali, usando i famigerati barili TNT.
Ad ogni esplosione corrisponde la distruzione di una o più abitazioni e il ferimento o la morte dei suoi abitanti. Civili inermi, disarmati, che vengono inghiottiti dalle macerie delle loro abitazioni. Alcuni muoiono sul colpo, altri rimangono intrappolati, feriti e spesso rimangono ore, giorni agonizzanti, in attesa che i soccorritori riescano a raggiungerli.
E’ ormai un protocollo già collaudato, che si ripete quotidianamente: i velivoli del regime decollano, sorvolano il centro abitato, poi sganciano i barili. Questi distruggono all’istante tutto ciò su cui si abbattono: abitazioni, negozi, luoghi di culto, scuole. I volontari della Protezione Civile Libera (un corpo formato da volontari e disertori della Protezione Civile ufficiale, la quale ha il divieto di intervenire sui luoghi bombardati) accorrono sul posto e cominciano a scavare. Non hanno mezzi, se non qualche escavatrice, che spesso non può raggiungere le zone colpite. E’ una lotta contro il tempo, si scava a mano. Accorrono anche i media-attivisti, che con foto e video camere immortalano quei drammatici istanti e li condividono in rete, per far sapere al mondo, per documentare questi crimini, altrimenti taciuti. E proprio grazie al loro lavoro anche oggi abbiamo immagini di grande impatto: una giovane sepolta dalle macerie della sua casa viene trovata dai soccorritori che ne sentono la voce e corrono per estrarla; la ragazza ha le gambe intrappolate, è dolorante e i volontari tentano di rassicurarla.
Tutto questo accade ormai ogni giorno, da oltre 6 mesi, quando sono iniziati i bombardamenti con i barili. Il regime da un lato devasta le città siriane provocando centinaia di vittime, dall’altro si prepara alle prossime “elezioni” presidenziali, il cui risultato è già scritto. L’ennesimo schiaffo alla popolazione civile che nel 2011 ha protestato pacificamente per chiedere riforme e libertà e che si è vista rispondere con i proiettili, il terrorismo, le bombe. Quali saranno gli sfidanti del “candidato” assad? Quanti siriani potranno votare? I 9 milioni di sfollati interni, gli oltre 2,5 milioni di profughi, le migliaia di persone che sono fuggite all’estero, potranno esprimersi? La risposta è ovvia. Il regime che ha condannato a morte il suo stesso popolo, non cederà di un briciolo il suo potere. E fino al giorno delle elezioni continueranno l’assedio, i bombardamenti con i barili e il bombardamento di propaganda in favore del “presidente”. Un non voto che si scriverà con il sangue delle vittime.
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