29 gennaio 2014 – campo profughi palestinese di Al Yarmouk, Siria
Un pianoforte scordato, un giovane musicista, con un coro altrettanto giovane.
Il primo suona, gli altri cantano sulle macerie di quel campo d’accoglienza che è diventato un campo di morte, una trappola.
La musica si leva leggera e struggente… cantano “Zid ya watan” “Ancora, o mia patria”.
La voce del pianoforte, le voci dei ragazzi portano nel silenzio il rumore delle bombe, delle armi, dell’odio.
Il sogno vive, il sentimento vive, la Siria vive, i popoli che in Siria hanno trovato una nuova casa vivono.
Nonostante tutto, vivono.
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