Quante storie può raccontare una foto? Quanti dettagli può catturare? Quante sfumature può imprimere? Sono interrogativi importanti, specie se le foto arrivano a noi grazie allo sforzo e al coraggio di giovani che rischiano la loro vita per il fatto stesso di fare scatti e documentare ciò che il potere vorrebbe censurare. Come accade in Siria, dove il regime controlla i media e le voci libere devono operare clandestinamente.
Questa foto è stata scattata ad Aleppo da un giovane citizen reporter del gruppo “Lens young Halabi” e documenta gli istanti successivi ad uno dei bombardamenti con i barili che hanno colpito in modo massiccio il centro abitato. Che cosa si vede?
Il cuore della foto è sicuramente l’immagine della bimba estratta dalle macerie, sanguinante, impolverata, che stringe il suo soccorritore, forse suo padre. Intorno a loro quattro uomini di cui almeno due sono della Protezione Civile Libera: si specifica “libera” perché si tratta di soccorritori volontari, in quanto la Protezione Civile è un Corpo che risponde al regime e quest’ultimo impedisce i soccorsi nei luoghi bombardati. Si opera senza mezzi, grazie al coraggio dei volontari, in continua lotta contro il tempo. Sulla sinistra si nota un giovane militare con il cappello e un’arma sulla spalla: si tratta di un uomo dell’Esercito Siriano Libero, defezionato dalle fila del regime o volontario.
Le espressioni sono tese, il momento è drammatico. Nei fotogramma la vita e la morte sembrano convivere, sembrano alternarsi. Non è un evento isolato, è purtroppo la quotidianità della vita ad Aleppo e nelle altre città siriane bombardate dall’aviazione militare di assad.
Proviamo ad immaginare cosa accadrebbe se, in futuro, la bimba estratta dalle macerie dovesse vedere questa foto. Cosa proverebbe? Se le chiedessero di descrivere quegli istanti probabilmente dirà: “Ho visto la morte in faccia, cosa posso raccontare?”. Probabilmente, allora sarà lei a chiedere a noi: “Voi, dove eravate quando ci ammazzavano? Cosa stavate facendo?”. Diremo di aver sentito l’odore della morte e aver preferito avvolgerci nel sudario dell’indifferenza?
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