16 luglio 2013 – Allatmana, periferia nord di Hama
E’ una notte senza nuvole quella che sta vivendo Hama, ma il cielo è ugualmente scuro.
Lo rende tetro la pioggia incessante di bombe che continuano ad uccidere, anche se è Ramadan e si fanno le veglie di preghiera, anche se è luglio e i grilli cantano…
I civili trovano soccorso negli ospedali da campo, soccorsi da volontari in condizioni precarie.
I morti, invece, devono solo aspettare le prime luci del sole, per trovare una degna sepoltura.
Tra i morti continuano ad esserci bambini. Tanti, troppi.
Intere famiglie, che dopo aver vissuto insieme, insieme se vanno per l’ultimo viaggio.
Accade in Siria. Sta accadendo anche ora, mentre scrivo.
Nessuno ne parla più. Il genocidio del popolo siriano si sta consumando in silenzio.
Guardiamo le immagini di questi angeli che se ne vanno in cielo: chiediamoci perché?
Perché domani nessun giornale ne parlerà? Perché nessuna piazza del mondo domani si popolerà di persone che tengono le foto di questi bambini, gridando i loro nomi?
Tra qualche anno forse, del massacro del popolo siriano, parlerà qualche libro di storia. Poche righe, più politiche, polemiche, analitiche, che umanitarie. Perché il lato umano, sentimentale, umanitario di una guerra, non si racconta. E’ quasi un tabù e i tabù non vanno infranti…
Parlare del dramma dei bambini siriani stride con il rumore delle armi, con la sorda oppressione del silenzio indifferente.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.