Vive nei cuori di chi non lo ha mai dimenticato;
vive nei cuori di chi gli è debitore per i grandi insegnamenti e le lezioni di vita che ha trasmesso;
vive nei valori per i quali ha lottato;
vive nelle manine, negli occhi, nei sogni dei bambini costretti a lavorare, sottratti alla loro infanzia, alla loro spensieratezza;
vive nella lotta per i diritti dei bambini;
vive in queste parole.
Iqbal, nato nel 1983, era un bambino pakistano, divenuto simbolo della lotta contro lo sfruttamento del lavoro minorile e la schiavitù. A cinque anni era stato venduto dalla famiglia e costretto a cucire tappeti; tentò più volte di scappare dal suo “padrone” -aguzzino e una mattina del 1992 riuscì a partecipare ad una manifestazione del “Fronte di Liberazione dal Lavoro Schiavizzato”, nella quale si celebrava la «Giornata della Libertà». Iqbal decise di raccontare spontaneamente la sua storia e la sofferenza degli altri bambini che lavoravano assieme a lui. Divenne presto un simbolo dell’infanzia violata e nonostante la giovanissima età divenne un attivista; tenne importanti conferenze internazionali contro la schiavitù dei bambini. Pagò con la sua stessa vita per il suo appassionato impegno: il 16 aprile del 1995 venne ucciso con colpi d’arma da fuoco.
Iqbal era un bambino vittima della povertà, vittima di una non cultura che porta le famiglie a vendere i figli; Iqbal vive nel cuore e nell’anima di tutti i bambini costretti a lavorare per vivere. Iqbal vive oggi più che mai nei bambini siriani, costretti dalla guerra a dimenticare cosa sia l’infanzia e la spensieratezza, costretti a diventare adulti prima del tempo.
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