Fonte: Lorenzo Trombetta – AnsaMed
Colpo alla Siria martoriata,la tragedia dei profughi
I soccorsi al collasso: ‘E stato peggio delle bombe di Assad’
(di Lorenzo Trombetta) (ANSA) – 06 FEB – Una lunga striscia di macerie, interrotta da colline e campi coltivati, si allunga in tutta la zona disastrata della Siria nord-occidentale, quella più prossima al confine con la Turchia. Qui, dove si è abbattuto violento uno dei più devastanti terremoti della storia, sono stati cancellati, rasi al suolo, campi di profughi siriani, sfollati da anni da altre martoriate regioni della Siria in guerra da 12 anni.
“Non ho mai provato tanto terrore, nemmeno durante i bombardamenti di Assad”, è una delle ricorrenti testimonianze di sopravvissuti al sisma nelle zone nord-occidentali siriane, fuori dal controllo di Damasco e da anni esposte a frequenti bombardamenti delle forze del governo incarnato nel contestato presidente Bashar al Assad.
Ma la catastrofe unisce, nel dolore e nell’impotenza, i siriani che vivono al di qua e al di là delle trincee militari erette nel corso dell’ultimo decennio tra le zone controllate dal governo centrale di Damasco, sostenuto dalla Russia e dall’Iran, e le aree sotto controllo e influenza turca.
Sono state colpite decine di cittadine e paesini della valle dell’Oronte e quelli attorno a Idlib, capoluogo controllato dalla coalizione jihadista cooptata di fatto da Ankara. E’ stata colpita Afrin, dove nel 2018 si era abbattuta la pulizia etnica turca a danno delle comunità curde.
Nelle aree siriane più devastate dal sisma vivono più di quattro milioni di siriani che hanno da anni urgenti bisogni umanitari. Di questi, circa 3 milioni sono sfollati provenienti da altre zone afflitte dalla guerra.
Il terremoto ha colpito pesantemente Aleppo, la metropoli siriana incessantemente bombardata nel 2016, nei suoi quartieri ribelli, dall’aviazione russa e di Damasco. La sua cittadella – sorella maggiore di quella di Gaziantep distrutta dal sisma – ha subìto danni sembra lievi. Ma circa 50 edifici ad Aleppo sono crollati, e si scava ancora tra le macerie.
Da lì il vescovo caldeo, il gesuita Antoine Audo, descrive il terremoto come “una nuova bomba tremenda, letale e sconosciuta, che cade su di noi dopo 12 anni di guerra”.
E’ stato colpito anche il porto di Latakia, sul Mediterraneo, di fronte a Cipro e a ridosso del Golfo di Alessandretta in Turchia. E’ stata colpita Hama, dove tra l’altro sorge la principale base aerea russa nella Siria centrale. Non si registrano danni o vittime tra le truppe russe, quelle iraniane e quelle turche presenti nell’area.
Nelle zone vicine al confine turco, le organizzazioni umanitarie locali invocano a gran voce l’intervento della comunità internazionale e, soprattutto, chiedono che il governo di Ankara apra la frontiera per permettere l’evacuazione dei feriti più gravi. In tutta la Siria si è abbattuto da giorni il maltempo.
Nelle zone settentrionali nevica, altrove piove a dirotto. L’elettricità e i combustibili sono carenti o assenti da tempo a causa della guerra e della crisi economica senza precedenti.
Sulle colline siriane al confine con la Turchia è calato il gelo della sera. Si continua a scavare con le poche luci e le tante speranze rimaste. (ANSA).
Siria il tema della gestione degli aiuti umanitari è inevitabilmente un tema politico e non può essere altrimenti.
In queste ore emerge in tutta la sua evidenza il contrasto tra retoriche, apparentemente “neutre”, “apolitiche”, “inclusive”, e pratiche, di fatto, politiche ed esclusive nel modo in cui si inviano e si invieranno aiuti stranieri alle varie autorità siriane.
Ecco perché è per lo meno ingenuo parlare di “politicizzazione” degli aiuti umanitari. Questi, dall’alba della storia, vengono gestiti in maniera politica.
Tre notizie da me riportate nelle ultime ore sul tema:
(foto: aiuti algerini a Damasco, Sana)
1) Sisma: Ong, Usa e Ue aprano canali con Damasco 07 FEB – Gli Stati Uniti e l’Unione Europea aprano canali col governo centrale siriano senza politicizzare la questione degli aiuti umanitari.
E’ l’appello rivolto poco fa dall’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, da circa vent’anni impegnato nel denunciare le violazioni e i crimini del governo siriano ma in queste ore schierato con chi sostiene che di fronte alla catastrofe umanitaria causata dal terremoto sia necessario anteporre le priorità umanitarie ai calcoli politici.
“Gli aeroporti di Aleppo e di Latakia, situati nelle zone governative, sono i più vicini alle zone disastrate e i più attrezzati per ricevere dall’estero gli aiuti e distribuirli alle aree colpite dal sisma”, afferma Rami Abderrahman, direttore dell’Osservatorio e storico dissidente anti-regime.
“Gli Stati Uniti e l’Unione Europea dimostrino la loro umanità nel consentire la distribuzione degli aiuti a tutti i siriani, indipendentemente dall’essere filo-opposizione o lealisti, arabi o curdi, musulmani o cristiani…”, ha detto Rami Abderrahman intervistato dalla tv panarabo-saudita al Hadath.
“Quando si tratta di salvare le vite dei siriani le sanzioni americane dovrebbero essere congelate, se queste vengono di fatto usate contro il popolo siriano”, ha aggiunto il direttore dell’Osservatorio. (ANSAMed).
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2) Sisma: governo Siria, aiuti passino solo per Damasco
(ANSAMed) – 07 FEB – Il governo siriano, incarnato dal contestato presidente Bashar al Assad e sostenuto da Iran e Russia, ha ribadito che la distribuzione degli aiuti internazionali per l’emergenza post-terremoto deve essere gestita da Damasco e non aggirare il controllo governativo passando dalla Turchia.
Lo ha detto l’ambasciatore siriano all’Onu, Bassam Sabbagh, citato dall’agenzia governativa siriana Sana. Le aree siriane più colpite dal sisma sono però quelle più vicine al confine con la Turchia: sono da anni fuori dal controllo governativo e sono sotto influenza e controllo turco o di milizie cooptate da Ankara.
Un mese fa, il Consiglio di sicurezza aveva esteso per sei mesi, col placet della Russia, il meccanismo di fornitura di aiuti umanitari alle martoriate zone nord-occidentali della Siria tramite il territorio turco senza passare per Damasco. Anche nel caso dell’emergenza dovuta al terremoto, l’Onu e le organizzazioni internazionali accreditate presso le Nazioni Unite intendono far arrivare gli aiuti nelle regioni siriane di Idlib e a nord di Aleppo tramite il territorio turco.
E questo in contrasto con la posizione del governo centrale siriano, che rivendica invece piena ed esclusiva autorità di gestire gli aiuti su tutto il territorio nazionale, come ha ribadito nelle ultime ore l’ambasciatore siriano all’Onu Sabbagh.
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3) Sisma: Damasco, sanzioni occidentali non aiutano soccorsi
(ANSAMed) – 07 FEB – Le sanzioni occidentali imposte al governo siriano non aiutano i soccorsi nell’essere efficienti e rapidi nell’affrontare l’emergenza umanitaria post-terremoto: lo ha detto stamani il presidente della Mezzaluna rossa siriana, Khaled Hbubati, in una conferenza stampa a Damasco.
Il governo centrale siriano, incarnato dal contestato presidente Bashar al Assad sostenuto da Iran e Russia, è da decenni colpito da sanzioni economiche, finanziarie e commerciali statunitensi, rafforzate da Washington nel 2020.
Dal 2011, in occasione della repressione governativa delle proteste popolari anti-regime, l’Unione Europea ha deciso di applicare una serie di sanzioni economiche e commerciali a individui ed entità legate al sistema di potere di Damasco.
“Le sanzioni non aiutano la capacità di affrontare l’emergenza umanitaria”, ha detto Hbubati, affermando che “alcuni Paesi hanno inviato i loro aiuti ma servono aiuti da tutti gli attori”, riferendosi ai paesi occidentali che però dal 2011 hanno interrotto i rapporti politici col governo di Damasco. (ANSAMed).

Siria, gli aiuti mondiali frenati dalle divisioni
Il regime vuole che passino tutti da #damasco , #usa e #UE scettici
07 FEB – Sono rimaste senza casa decine di migliaia di persone nella Siria martoriata da 12 anni di conflitto armato, dalla peggiore crisi economica della sua storia e ora devastata da un sisma che ha raso al suolo più di 250 paesini siriani, tra cui decine di campi profughi, danneggiandone pesantemente altre 400 località, incluse le popolose città di #Aleppo, #Hama, #Latakia, #Idlib.
Qui migliaia di persone rimangono sotto le macerie a causa degli ostacoli logistici e climatici incontrati finora dall’arrancante e impreparata macchina dei soccorsi, sia nelle zone controllate dal governo sia in quelle dominate dalle opposizioni filo-turche.
In questo scenario distopico, il meccanismo per l’invio degli aiuti dall’estero si scontra con le divisioni politico-militari che segnano, da almeno un decennio, il frammentato territorio siriano: spartito in zone di controllo tra attori stranieri rivali – come #StatiUnitii, #russia, #iran e #Turchia – e forze armate e milizie locali, cooptate da quella o da quell’altra potenza regionale o internazionale.
Dall’#ONU, l’ambasciatore siriano Bassam Sabbagh ha ribadito che gli aiuti devono passare solo da Damasco. Il governo incarnato dal presidente siriano Bashar al #Assad, sostenuto da #mosca e da #Teheran, rivendica la formale sovranità nazionale, tra gli altri, sui territori del nord-ovest, pesantemente colpiti dal terremoto.
Qui sono stati ammassati negli anni quasi cinque milioni di persone, più della metà sfollati da altre regioni della Siria. Queste aree devastate dal sisma sono raggiunte periodicamente dagli aiuti umanitari provenienti, però, direttamente dal territorio turco.
E ciò in forza di un meccanismo un mese fa rinnovato fino a luglio dal Consiglio di sicurezza dell’Onu col placet di Mosca e che consente di aggirare le richieste politiche di Damasco. Bab al Hawa, l’unico valico frontaliero turco-siriano attraverso cui, fino a due giorni fa, entravano i convogli umanitari dell’Onu, è però chiuso perché danneggiato dal terremoto, e le autorità turche per ora non sembrano interessate a occuparsi della riapertura dei valichi con la Siria.
Di fronte a questo impasse, il presidente della Mezzaluna rossa siriana, Khaled Hboubati, di nomina governativa, oggi ha chiesto esplicitamente alla comunità occidentale di levare le sanzioni economiche, commerciali e finanziarie imposte al governo siriano.
Hbubati ha ribadito che la distribuzione degli aiuti governativi intende coprire “tutta la Siria”. Ma sul terreno appare assai difficile. L’Onu gestisce da anni diversi programmi di aiuto nelle aree governative tramite partner internazionali, tra cui italiani, ed è possibile che questo canale venga usato da alcuni attori stranieri, ma non da tutti.
In queste ore, la #Francia, la #GranBretagna, gli Stati Uniti e la #Germania oppongono forte resistenza a un coinvolgimento, anche solo indiretto, del governo siriano nella gestione degli aiuti umanitari.
Su questo, l’Osservatorio per i diritti umani in Siria, da circa vent’anni impegnato nel denunciare i crimini del governo, ha chiesto esplicitamente agli attori occidentali di anteporre le priorità umanitarie ai calcoli politici: “Gli Stati Uniti e l’Unione Europea dimostrino la loro umanità e consentano la distribuzione di aiuti a tutti i siriani, che siano essi lealisti o delle opposizioni, arabi o curdi, musulmani o cristiani”.

08/ FEB – Fonte Lorenzo Trombetta:
La #Turchia ha accettato di aprire tre valichi di frontiera con la #Siria : Bab al Hawa, Bab as Salama, Bab ar Rai. Ma solo tramite il 1o è possibile inviare aiuti internazionali al NW siriano (foto: ultimo aggiornamento #ONU sullo status dei valichi frontalieri).
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