Sale a 94 vittime, tra cui 32 bambini, il bilancio delle vittime della nuova ondata di bombardamenti condotti dall’aviazione di Damasco, congiuntamente con l’aviazione russa, negli ultimi dieci giorni. Ad essere interessate dall’offensiva sono le provincie di Aleppo e di Idlib.
Le forze governative avanzano nel sud est di Idlib e hanno già ripreso il contro dei villaggi di al-Samkha, al-Tah and Deir al-Sharki, puntando alla ripresa del villaggio della città di Maarat al Numan. Fonti civili descrivono i bombardamenti delle ultime settimane come “isterici” e denunciano che ad essere presi di mira sono soprattutto centri residenziali.
L’ultimo accordo sul cessate il fuoco era stato firmato da Russia e Turchia il 12 gennaio scorso, ma di fatto non è stato rispettato, causando nuove stragi tra i civili e sofferenze alle famiglie che non hanno la possibilità di fuggire dalle aree prese di mira dalle violenze. Nell’area vivono circa 3,5 milioni di persone, in prevalenza sfollati da altre città siriane, rimasti intrappolati in questo fazzoletto di terra ostile, dove si nascondono anche milizie estremiste. Sono oltre 1000 gli accampamenti sorti negli ultimi anni, senza le necessarie infrastrutture per garantire una vita quantomeno accettabile per la popolazione. L’intera area sta vivendo una gravissima crisi umanitaria, con oltre 350mila nuovi sfollati, tra cui più di 165mila bambini. Dal 26 aprile scorso di contano oltre 1200 vittime. Come confermato dal portavoce del U.N. Human Rights, Rupert Colville, in questo stesso lasso di tempo sono state deliberatamente colpite 61 strutture mediche.
Dall’inizio del conflitto sono stati registrati oltre 589 attacchi contro strutture sanitarie. Qui una mappa interattiva.
Anche tra i residenti di Aleppo cresce l’ansia. Lo sorso 21 dicembre il Vicecapo di Stato Maggiore dell’Esercito siriano, il generale Salim Harba, aveva annunciato che subito dopo Natale e Capodanno la città di Aleppo “sarebbe stata teatro di grandi vittorie”.
Secondo quanto riferito dal portale indipendente Enab Baladi gli abitanti della martoriata città, in particolare quelli delle campagne occidentali, vicine alle zone ancora sotto il controllo dell’opposizione armata, temono nuove offensive delle milizie paramilitari denominate “Shabbiha” (Fantasmi). Da qui dovrebbe infatti partire una nuova offensiva militare e per questo c’è un nuovo dispiegamento di forze nell’area. Il regime intende infatti riprendere pienamente il controllo dell’autostrada M5. Secondo quanto riferiscono fonti locali, i residenti si trovano costretti tra due scelte: lasciare l’area rischiando che le loro proprietà vengano prese di mira e saccheggiate dai shabbiha, o restare, rischiando la vita.
Tra gli attacchi più violenti registrati nel mese di gennaio c’è quello contro una scuola a Sarmin, che ha causato 12 vittime, tra cui 5 bambini tra i 6 e i 13 anni e il ferimento di altri 12 e di una insegnante. La direttrice di Human Rights Watch Lama Fakih ha condannato duramente l’attacco, affermando che il regime ha usato armi non convenzionali nell’occasione, in particolare munizioni a grappolo, che classificano il fatto come “crimine di guerra”.
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