Secondo un recente rapporto dell’UNESCO sul patrimonio architettonico, pubblicato lo scorso marzo, Aleppo è la seconda città al mondo più distrutta dopo Hiroshima.
Il 40 per cento della città è stato completamente raso al suolo, mentre il 25 per cento è stato danneggiato in modo grave.
Solo negli ultimi 5 mesi sono stati lanciati 1000 barili esplosivi sul centro abitato, che hanno provocato la distruzione di oltre 4000 case e la fuga di più di 400 mila persone*.
Aleppo, una delle città più antiche del mondo, patrimonio mondiale dell’Unesco per gli innumerevoli siti archeologici e di interesse storico e artistico, nominata Capitale culturale del mondo islamico nel 2006, è oggi una città che muore. Le bombe e i saccheggiamenti stanno minacciando il presente e il futuro di una delle culle dell’umanità.
Ad Aleppo stanno morendo soprattutto i civili: bambini, donne, giovani, anziani che finiscono sotto le macerie delle loro stesse case, sotto il tiro dei cecchini o vittime di esecuzioni mirate. Secondo il rapporto pubblicato oggi – 10 aprile 2014 – dal Syrian Network for Human Rights tra il 18 dicembre 2013 e il 9 aprile 2014 ad Aleppo sono morte 2293 persone, il 99 per cento delle quali vittime civili, uccise dai bombardamenti massicci sui quartieri residenziali. Tra le vittime 649 erano bambini, 310 le donne. Tra i caduti anche due medici e giornalisti. Solo l’1 per cento dei morti era un militare.
Lo scorso 4 aprile attivisti per i diritti umani in Siria hanno lanciato la campagna #Save_Aleppo https://www.facebook.com/1SaveAleppo?fref=ts che ha già oltre 38 mila follower. L’obiettivo è avviare una campagna di denuncia contro i crimini commessi dal regime in questa città e lanciare un appello per salvare la millenaria città e i suoi abitanti inermi.
*Fonte Syrian Network for Human Rights – ripreso dalla campagna #Save Aleppo
Video caricato su YouTube da ShahbaPress che mostra uno dei famigerati barili che vengono sganciati sulle città Siriane, tra cui Aleppo
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