Ciabattine di plastica ai piedi, in una strada deserta, con un pesante bottiglione di plastica pieno di gasolio per il riscaldamento: è un bambino siriano della provincia di Hama.
E’ uno dei milioni di bambini siriani costretti a lavorare, costretti a provvedere a se stessi, ad aiutare quel che resta delle loro famiglie. Spesso quelli che lavorano sono i fratellini maggiori e a 8 o 9 anni devono provvedere ai più piccoli.
Un’intera generazione sulla strada, privata della propria infanzia, dei propri diritti, della tutela che dovrebbero avere tutti i bambini del mondo. Vendono pane, dolci, lavorano come raccoglitori di plastica nelle discariche, come addetti al rifornimento di carburante, al trasporto di acqua. A volte costretti persino ad imbracciare le armi.
Nessuno può prevedere le conseguenze sullo stato emotivo di questi bambini, come cresceranno, che tipo di adulti diventeranno. L’unica cosa certa è che non meritano di vivere così.
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