Aiuti alla Siria, ora gli Usa allentano le sanzioni
Ma i soccorsi sono fermi ai posti di blocco delle forze rivali
(di Lorenzo Trombetta) (ANSAMed) – BEIRUT, 10 FEB – Di fronte alla tragedia causata dal terremoto, gli #StatiUniti hanno deciso di allentare temporaneamente le decennali sanzioni finanziarie contro il governo siriano del presidente Bashar al #Assad, mentre le #NazioniUniteUnite invocano “un cessate il fuoco immediato” nel conflitto armato in corso da 12 anni nel martoriato paese.
Nel confronto regionale tra #PKK e #Turchia, il movimento armato curdo, presente anche in Siria, ha annunciato la sospensione delle operazioni belliche. La circolare del ministero del Tesoro di Washington – che ieri aveva annunciato 85 milioni di dollari di aiuti destinate alle aree colpite dal sisma in Siria – spiega che si stabilisce una “licenza generale per autorizzare gli sforzi di soccorso in caso di terremoto in modo che coloro che forniscono assistenza possano concentrarsi su ciò di cui c’è più bisogno: salvare vite e ricostruire”.
Notizie incoraggianti, accompagnate però dal triste aggiornamento di un bilancio senza fine di morti, feriti e dispersi nelle varie regioni siriane colpite dal sisma del 6 febbraio.
Di fronte a uno scenario da incubo in molti distretti di fatto mai raggiunti dai soccorsi, la giornata è stata segnata dall’impedimento da parte delle diverse forze militari che operano nel conflitto siriano di far giungere aiuti alle aree sotto controllo politico rivale.
Da due giorni attendono di arrivar nelle disastrate zone del nord-ovest, fuori dal controllo governativo e sotto influenza turca, decine di camion di un convoglio di soccorsi preparato dalle autorità curdo-siriane, sostenute dagli Stati Uniti.
Le milizie siriane cooptate da Ankara hanno chiuso i valichi che collegano il nord-est e il nord-ovest perché, secondo gli ordini ricevuti dal governo turco, gli aiuti non devono portare le insegne delle forze curdo-siriane, emanazione del Pkk.
Sull’altro lato della regione di Idlib, tra le più devastate dal terremoto e dominata da milizie qaidiste vicine ad Ankara, il valico che collega l’area con la zona di Aleppo, sotto controllo governativo, è rimasto chiuso anche oggi.
Si attende per domani [sabato 11 febbraio], hanno assicurato i vertici della Mezzaluna siriana che opera da Damasco, l’apertura del valico tra l’area governativa e quella ribelle.
Il governo centrale siriano si è dunque detto disposto, per la prima volta dopo anni di conflitto, a portare aiuti dall’altra parte della trincea. Si attende adesso la risposta da parte delle milizie anti-governative.
E mentre il presidente Assad si è recato con la first lady Asma a trovare i feriti in uno degli ospedali di Aleppo, appare evidente la carenza degli aiuti arrivati finora di fronte alle dimensioni della tragedia.
Sia la Mezzaluna rossa di Damasco che la Protezione civile delle zone anti-governative lamentano soccorsi col contagocce, simbolici e del tutto insufficienti.
Un allarme lanciato anche dal Programma mondiale alimentare dell’Onu, che lamenta il pericolo della fine delle scorte di materiale nei magazzini del nord della Siria. Bisogna rifornire presto le scorte con convogli dalla Turchia, affermano i funzionari delle Nazioni Unite.
Intanto dai valichi di frontiera tra Turchia e Siria sono giunti altri convogli umanitari. Quattordici camion dell’Onu, già previsti prima del terremoto ma che erano stati bloccati dai danni causati dal sisma, hanno attraversato il valico di Bab al Hawa, l’unico tra i due paesi che può essere usato per i soccorsi internazionali.
E dall’altro valico di Bab as Salama sono giunti nel nord della Siria aiuti dal governo turco e dalla Mezzaluna rossa del Qatar. (ANSAMed).