Giornalisti sdoppiati: sopravvivere agli orrori della guerra

Dr. Jakyll & Mr HideDi giorno scrivo per un mensile che celebra le eccellenze di una regione tanto laboriosa, quanto schiva e restia a parlare di sé. Incontro imprenditori, artisti, ricercatori, docenti; persone impegnate, che amano ciò che fanno, sono legate al territorio, hanno una naturale vocazione a fare cose belle e curate. Così, la giornalista di origine siriana, si trova a comporre un puzzle ricco, variopinto, infinito che si chiama Marche. Forse il mio essere “straniera” (ancora non hanno inventato una parola che mi identifichi pienamente) mi aiuta a guardare la realtà che mi circonda con gli stessi occhi con cui un bambino si affaccia al mondo.

Poi arriva la sera, lontano dall’ufficio, dal lavoro, mi dedico con ogni mia forza alla Siria. Cerco di raccontare cosa accade a poche ore di mare dall’Italia. Sono bilingue, mi sento un ponte per natura: traduco, condivido, scrivo: divento reporter dal pianeta web, senza viaggiare, cerco di diffondere la voce della Siria esanime. Racconto storie di vite spezzate, ciò di cui non trattano i libri, né tanto meno i giornali. Tramite internet vedo davanti ai miei occhi ogni sera una distesa immensa di fiori recisi: bambini, donne, giovani, anziani, uomini d’ogni età strappati alla vita con la violenza. Di loro nessuno si interessa. Ci sono centinaia di foto, video, testimonianze sulla situazione drammatica nelle città assediate e nei campi profughi. E’ un un fiume rosso di orrore e sofferenza. Leggo, traduco, scrivo, condivido. Un protocollo che si ripete da due anni. Dall’altra parte del cavo centinaia di giornalisti, blogger, attivisti, in Italia e nel mondo, stanno facendo la stessa cosa. Dita che si muovono velocemente sulle tastiere, con una leggerezza inversamente proporzionale al peso che continua ad accumularsi sul petto.

Mi sento come Dr Jakill e Mr Hyde. Di giorno le mie parole sono luce, di notte tenebre. Di giorno i miei scritti sono in chiave positiva, di notte grondano di dolore. A volte quando spengo il PC e vado a letto mi guardo le mani: non c’è sangue; non c’è nemmeno nel computer. Il sangue è altrove, lontano, ma il suo odore opprimente si insidia nella mente e trasforma le notti in incubo perché la Siria è una realtà. 80 mila vittime innocenti sono una realtà. 200 mila persone scomparse sono una realtà. 8000 nuovi profughi ogni mese sono una realtà. Io sono solo una giornalista, armata di taccuino e penna, PC e connessione e il racconto della realtà è la mia vita e la mia ossessione.