Il 19 settembre si è conclusa a L’Aia la cinquantunesima sessione del Tribunale Permanente dei Popoli (TPP) che si era inaugurata nel novembre 2021 su richiesta della Coalizione Safer World for Truth — che comprende Free Press Unlimited, Committee to Protect Journalists e Reporters Without Borders, supportate dal Centro Siriano per la Stampa e la Libertà d’Espressione, il Centro per la Giustizia e la Responsabilità e da numerose e diversificate realtà associative che risiedono nei tre Stati accusati— e si è articolata in udienze tematiche dedicate ai tre casi esemplari dell’uccisione dei giornalisti Miguel Angel López Velasco (Messico), Lasantha Wickrematunge (Sri Lanka), Nabil Walid Al-Sharbaji (Siria).
In base alla ricca e rigorosa documentazione e alle testimonianze presentate pubblicamente la giuria del TPP ha emesso all’unanimità una sentenza di condanna contro gli Stati del Messico, dello Sri Lanka e della Siria perché colpevoli, con le loro azioni ed omissioni (assenza di indagini dovute, mancanza di misure di riparazione per le vittime, completa impunità), di tutte le violazioni dei diritti umani denunciate nell’atto di accusa. La gravità della responsabilità è ulteriormente sottolineata dal fatto che i tre Stati sono firmatari del trattato multilaterale che obbliga al rispetto dei diritti fondamentali, civili e politici, di tutti i cittadini, che includono il diritto alla vita, la libertà di religione, di parola, di assemblea, i diritti elettorali ed il diritto ad un debito processo.
Lungo le quattro udienze della Sessione, i familiari delle vittime, così come i numerosi esperti che hanno preso la parola, hanno messo in piena evidenza la tendenza crescente, nei più diversi contesti, delle numerose forme di aggressione a coloro che lavorano nel campo dell’informazione, con conseguenze importanti sulla capacità di una società nel suo insieme non solo di rendere giustizia alle vittime, ma anche di garantire livelli responsabili di democrazia.
Il TPP ha messo in evidenza il preoccupante peggioramento della situazione a livello internazionale (i dati disponibili, riportati nella sentenza, su numeri di assassinati e sulla sostanziale totalità dell’impunità lo confermano) e il moltiplicarsi delle prese di posizione e delle raccomandazioni prodotte dalle Nazioni Unite e da organismi internazionali e regionali che non si sono tradotti in risultati significativi. Una chiara mancanza di volontà politica è il filo rosso che lega e rende così immodificabili le evidenze di impraticabilità del diritto: affinché anche le sue raccomandazioni non rimangano un esercizio formale, il TPP ha potuto, nell’ambito delle sue competenze e con la piena coscienza dei suoi limiti, auspicare con forza un urgente e lungo lavoro di coinvolgimento dal basso di tutti gli attori sociali.
In questa direzione devono essere lette due iniziative — fortemente diverse, ma ancor più significativamente complementari — che hanno accompagnato la chiusura della Sessione. Molto lontano da L’Aia, in Messico, nello stato più interessato da una vera strage di ‘lavoratori dell’informazione’, Veracruz, la sentenza è stata letta in occasione di un evento che ha visto i familiari di Miguel Angel accompagnati da una delle giudici del TPP, Marcela Turati, e da una folla dispersa solo dall’irrompere di un terremoto. Nello scenario suggestivo della Nieuwe Kerk, invece, le parole che avevano testimoniato la tragicità delle evidenze hanno lasciato lo spazio a una ‘liturgia del silenzio’: ognuna/o dei presenti ha portato, in una processione senza tempo, un’immagine di un/a giornalista ucciso per creare un monumento di volti che chiedevano che i risultati del TPP non fossero la fine di un dovere di memoria, ma l’inizio di un altro cammino.
La giuria della sessione del TPP sui giornalisti
La giuria, convocata dal Presidente e dal Segretario Generale del TPP, Gianni Tognoni, è composta, in ordine alfabetico, da: Eduardo Bertoni (Argentina), già Rapporteur speciale per la libertà di espressione, Commissione Interamericana dei Diritti Umani; Gill H. Boehringer (Australia), già decano e attualmente ricercatore senior onorario presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Macquarie di Sydney; Marina Forti (Italia), giornalista indipendente, Mariarosaria Guglielmi (Italia), magistrato, vicepresidente di Medel (Magistrats Européens pour la Démocratie et Libertés); Helen Jarvis (Australia-Cambogia), già capo della sezione di supporto alle vittime del Tribunale speciale della Cambogia e Vicepresidente del Tribunale Permanente dei Popoli; Nello Rossi (Italia), già giudice della Suprema Corte di Cassazione, sezione penale, e Vicepresidente del Tribunale Permanente dei Popoli; Kalpana Sharma (India), giornalista indipendente, Philippe Texier (Francia), già magistrato della Corte di Cassazione francese e Presidente del Tribunale Permanente dei Popoli; Marcela Turati Muñoz (Messico), giornalista indipendente.
PER MAGGIORI INFORMAZIONI
Il testo completo della sentenza sarà disponibile entro la metà di ottobre 2022.
Presentazione della sentenza: Inglese, Spagnolo, Arabo
Video di presentazione della sessione: Inglese
Udienza di apertura: Inglese
Udienza sul Messico: Inglese
Udienza sullo Sri Lanka: Inglese
Udienza sulla Siria: Inglese
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Il Tribunale Permanente dei Popoli (TPP) è un tribunale di opinione internazionale competente a pronunciarsi su ogni grave crimine commesso a danno di popoli e minoranze. Nasce a Bologna nel 1979 grazie all’intuizione del giurista e politico Lelio Basso e nel contesto della Dichiarazione Universale dei Diritti dei Popoli (1976). In diretta continuità con i Tribunali Russell sul Vietnam (1966-67) e sull’America Latina (1973-76) viene trasformato in un’istituzione permanente, capace di dare voce e visibilità a quei popoli costretti a misurarsi con l’assenza di diritto e l’impunità. Il Tribunale è composto da una rete di 70 esperti e personalità riconosciute a livello internazionale, di volta in volta convocate per la giuria di ciascuna sessione. Con 51 sessioni e sentenze il Tribunale ha dato visibilità a numerosi casi di gravi violazioni dei diritti umani, crimini contro l’umanità, crimini di guerra e genocidio. Di recente ha esteso i suoi ambiti di competenza anche ai crimini economici, ecologici e ai crimini di sistema. La sua sede è a Roma, presso la Fondazione Lelio e Lisli Basso, in via della Dogana Vecchia 5.