Dalla pagina Facebook in ricordo del martire Anash Al Tarsha
“Si sente spesso usare la parola ‘fratello’, senza che questa abbia un significato reale quando viene pronunciata. Ma quando il mio amico Husam, che Dio abbia misericordia della sua anima, mi chiamava ‘fratello’, sentivo tutta la profondità di questa parola; mi faceva venire in mente i ricordi di una vita trascorsa insieme. Quando mi chiamava ‘fratello’, sentivo tutta la misericordia e l’amore che aveva, soprattutto quando mi chiamava o ci incontravamo in strada e mi chiedeva: ‘Come stai fratello’? Prego il Signore di riabbracciarti”.
Sono parole piene di nostalgia e di amore, scritte dal fratello del martire Anas Al Tarsha (che su Facebook gestisce una pagina per onorare la memoria del fratello), per ricordare un altro martire, l’amico-fratello Husam Armanazy.
Sono parole che raccontano i sentimenti di una generazione di ragazzi ai quali l’orrore e la violenza del regime hanno strappato ogni sogno, ogni sorriso, ogni serenità.
Sono parole dedicate ad un ragazzo ucciso dai bombardamenti su Homs nel 2012, quando aveva soli 26 anni.
Sono parole che devono farci riflettere.
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