L’UN approva l’istituzione di una commissione sui desaparecidos siriani

Tratto da Avvenire 31 giugno 2023

di Asmae Dachan

Con ottantatré voti favorevoli, undici contrari e sessantadue astenuti la settantasettesima sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato giovedì 29 giugno una bozza di risoluzione per la creazione di un’istituzione unica nel suo genere che lavorerà per rivelare il destino di circa 100.000 persone scomparse o scomparse forzatamente in Siria dal 2011 a oggi.

Un risultato atteso e fortemente voluto da attiviste e attivisti della società civile siriana e non solo, riuniti in un centinaio di associazioni, che per quattro anni hanno lavorato per chiedere la creazione di un corpo investigativo che faccia luce sulla sorte di migliaia di donne, bambini e uomini di cui da anni si sono completamente perse le tracce in Siria prevalentemente per mano del governo, ma anche da parte di tutte le formazioni combattenti e dai terroristi dell’Isis.

Lo scorso 23 giugno, proprio in vista dell’imminente riunione dell’Assemblea, un centinaio di associazioni, tra cui Families for Freedom, Truth and Justice Charter Group e Center for Victims of Torture, hanno inviato una lettera all’Assemblea, affermando che l’istituzione di un organismo di indagine sui desaparecidos siriani “rappresenterebbe una pietra miliare nella risposta della Comunità internazionale al conflitto siriano”. “Chiediamo quindi agli Stati membri delle Nazioni Unite di sostenere il diritto alla verità delle famiglie votando a favore della risoluzione. Il voto per la risoluzione costituirà un passo importante verso le risposte tanto attese da parte di migliaia di famiglie che hanno subito perdite e incertezza”, si legge nel documento. “Il popolo siriano non merita niente di meno”.

“Questa è una risoluzione storica e un passo tanto atteso dalla comunità internazionale, che finalmente viene in aiuto alle famiglie di tutti coloro che sono stati fatti sparire con la forza, rapiti, torturati e costretti in detenzione arbitraria e in isolamento in Siria negli ultimi dodici anni”, ha affermato Paulo Pinhero, che presiederà la Commissione di Inchiesta delle Nazioni Unite.

Prima del voto, il vice inviato speciale per la Siria Najat Rochdi aveva detto al Consiglio di sicurezza che molte delle famiglie dei dispersi stavano guardando al voto dell’organismo mondiale “appellandosi al diritto di conoscere la verità”.

Tra le persone scomparse forzatamente in Siria c’è anche un italiano, padre Paolo dall’Oglio, gesuita romano fondatore della Comunità monastica al Khalil a Deir Mar Mousa. Di lui si sono perse le tracce il 20 luglio del 2013 quando, dopo l’espulsione da parte del governo di Damasco, era rientrato in Siria arrivando a Raqqa, città che in quel momento era sotto il controllo dell’Isis. Sulla sua sorte si sono rincorse molte voci, senza mai arrivare a una verità. Per padre Paolo e per tutti gli altri, si accende ora la speranza di un impegno serio e concreto della comunità internazionale, che arrivi a fare finalmente luce sulla sorte di adulti e bambini su cui da anni è sceso il silenzio.

 

Negli ultimi 10 anni ho cercato dolorosamente risposte e ho usato ogni grammo della mia forza per parlare ad alta voce e assicurarmi che il mondo non dimenticasse mio figlio Maher Tahan e mio marito Abdulaziz Al Khair, scomparsi nel 2012. Posso finalmente farmi sentire un barlume di speranza che un giorno potremmo ottenere risposte”, ha dichiarato Fadwa Mahmoud, attivista di The Syria Campaign,