Aleppo – Ancona: il viaggio di una vita

601389_547117075333529_1829786181_nPotrei paragonare la mia vita a un ponte che collega due sponde: la Siria, mia terra d’origine e l’Italia, mia Patria adottiva. Ancona è la città dove sono nata, città che amo nella sua complessità, città dove il sole sorge e tramonta in mare. Aleppo è la città delle mie radici, oggi disseminata di macerie, ma anche di fiori di gelsomini che ne coprono le ferite. Sono una giornalista a cavallo tra due mondi, che cerca di incontrare e raccontare soprattutto chi non ha voce.

Ho fatto mia l’esortazione che Papa Francesco ha rivolto a noi giornalisti nell’udienza del 22 settembre 2016, a cui ho partecipato anche io: “Voi giornalisti scrivete la prima bozza della storia”. No ho mai dimenticato quelle parole. In lingua araba la parola verità, haqiqa, ha la stessa radice di haq, diritto. Verità e diritto sono le due facce della stessa medaglia.

Shakespeare scrisse che “siamo fatti della stessa materia dei nostri sogni”. Una materia fragile, che si frantuma con un soffio e che per questo andrebbe protetta. Ho sempre pensato che la nostra reputazione sia come la nostra vita, frutto dello studio, del lavoro, del cammino che abbiamo intrapreso da adulti. Lo specchio della nostra anima. Abbiamo una sola reputazione, così come abbiamo una sola vita. Se qualcuno ti toglie la vita, nulla e nessuno te la può ridare indietro. Così la reputazione. Per questo come giornalista scelgo le parole, non le pietre.

Questo blog vuole tentare di essere il mio ponte.

“Ci sono notti che non accadono mai”. Alda Merini

Un commento

  1. Ciao Asmae,
    ieri a Cupramontana ci hai aperto gli occhi sulla gravità di questa guerra assurda come tutte le guerre che si combattono e che sono state combattute.
    Ci hai fatto vedere i volti delle persone che hanno perso la vita senza una ragione. Ed è stato importante perché quando si sente parlare di 10-100-1000 morti non se ne comprende la gravità in quanto è troppo grande la tragedia e va oltre la nostra consapevolezza. Ma quando si parla di una sola persona che ha perso la vita e si parla di chi era, di ciò che faceva, dei suoi affetti, dei suoi progetti e tutto il resto che rende tale una vita, allora i nostri sensi si risvegliano e ci si immedesima nella tragedia.
    Ieri è stato veramente toccante ascoltare i tuoi racconti e quello che mi è rimasto è un senso di rabbia e impotenza.
    La rabbia è normale di fronte a simili realtà. L’impotenza però è triste perché capire che non abbiamo possibilità di risolvere una situazione pilotata da persone, se tali possiamo chiamarle, che calpestano ogni minimo diritto umano per soddisfare le proprie ambizioni di ricchezza e di potere.
    Possiamo fare le donazioni, comprare libri, mandare vestiti e medicinali. Forse riusciremo a dare sollievo anche per un solo giorno ad un bambino e questo è già importante. Ma questo non basta a risolvere una situazione del genere.
    Purtroppo passato il momento iniziale delle tragedie, si cambia canale, si volta pagina, si clicca su un altro sito, come se il dramma fosse passato. E invece no.
    Quello che tu fai è un grande sforzo e molto importante per la tua gente e per il resto del mondo. L’informazione è l’arma più importante contro queste dittature, contro questa gente senza anima.

    Grazie.

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