Oltre 12mila bambine uccise in Siria dal 2011

In occasione della Giornata internazionale delle bambine, ricorrenza istituita dall’Onu l’11 ottobre 2011 per sensibilizzare sui diritti e sulla tutela delle bambine nel mondo, fermarsi a pensare alle sofferenze patite dalle bambine siriane a causa della guerra è doveroso. Una situazione drammatica, sotto molti profili. Secondo il Syrian Network for Human Rights sarebbero oltre 12mila le bambine e le ragazze siriane rimaste uccise in Siria dall’inizio delle ostilità. Vite innocenti spezzate in modo becero e cieco dalle bombe, dagli spari, dall’assedio, dalle violenze, dagli abusi sessuali, spirate a causa delle ferite riportate e curate precariamente o morte a causa degli stenti, del freddo e della paura. Un dato che da solo fa inorridire, ma che necessariamente ci spinge a pensare a cosa siano costrette a subire le bambine e le ragazze che sono costrette, loro malgrado, a convivere con la guerra. Troppo spesso si piange per i morti, ci si commuove, ma ci si dimentica dei vivi, delle vive in questo caso. Cosa significhi non poter essere bambine ed essere costrette a diventare grandi sotto le bombe e le violenze, è difficile immaginarlo per chi è sempre vissuto in pace. Le bambine in guerra spesso non sognano di diventare grandi, perché diventano grandi prima del tempo, perché vengono derubate della propria innocenza e spensieratezza. Conoscono la paura, le umiliazioni, l’ingiustizia, la violenza e anche la viltà di adulti incapaci di garantire il loro bene.

L’Unicef denuncia che otto milioni di bambine e bambini siriani abbiano bisogno di aiuti umanitari per sopravvivere. Mancano i beni primari, il 28% soffre di malnutrizione persino le cure mediche. Tra i 6,5 milioni di sfollati interni 1,6 milioni sono bambini, e 2,5 milioni vivono nella condizione di profughi nei Paesi limitrofi alla Siria, Turchia, Libano, Giordania, Egitto e Iraq.

Allarmante anche il dato diffuso da Save the Children, con la denuncia che 1 ragazzina ogni 26 in età compresa tra 15 e 19 anni, partorisce. Dall’inizio della guerra sono aumentati i matrimoni di minori, costrette dalle famiglie e dalla povertà (l’82% delle famiglie siriane vivono oggi in povertà) a subire quelle che sono a tutti gli effetti violenze legalizzate. Bambine che partoriscono bambini, con conseguenze sui loro corpi, ma soprattutto sul loro stato emotivo, davvero pesanti. Tra le privazioni a cui sono costrette le bambine siriane c’è il mancato accesso all’istruzione – 1 bambina ogni 4 non studia e non lavora. Tra le bambine e le donne si sta diffondendo in modo capillare la povertà. Save the Children evidenzia che anche la Siria rispecchia la tendenza del 60% dei Paesi in cui le bambine e le ragazze subiscono discriminazione rispetto alla popolazione maschile. Le famiglie avvantaggiano i figli maschi rispetto alle femmine. Pronunciare la parola futuro, per queste bambine e ragazze, è una sfida che bisogna aiutarle a superare, continuando a tenere alta l’attenzione sulla Siria, a chiedere pace e giustizia e a sostenere i progetti che con coraggio e dignità la società civile siriana cerca in tutti i modi di avviare.

Pubblico qui alcune foto di bambine che ho incontrato in Siria, orfane, di uno o entrambi i genitori, che si occupano di bambini più piccoli di loro, anch’essi orfani.