Homs: 800 famiglie stanno morendo a causa dell’assedio

Bebars 3 febbraio 2014Durante i colloqui di Ginevra 2 si è parlato, tra le altre cose, della situazione a Homs: il regime da una parte, l’opposizione dall’altra, seduti allo stesso tavolo e circondati dai potenti del mondo. Non si è deciso per la fine dell’assedio, si è discusso, sono state fatte trattative. A confronto concluso circolavano notizie contrastanti; sembrava imminente l’apertura, da parte del regime, di una via di fuga da Homs solo per donne e bambini, in cambio della consegna di un elenco dettagliato, con i nomi di tutte le persone di sesso maschile rimaste nei quartieri assediati. Notizia smentita poco dopo, perché la proposta non è stata accettata dall’opposizione e perché, è stato detto, “le 70 donne della zona assediata hanno rifiutato l’idea di lasciare i propri mariti, padri e figli e non si sono fidate di andare da sole nelle mani del regime”. Perché si è parlato di 70 donne, se a Homs sono ben 13 i quartieri assediati e i  civili intrappolati sono migliaia?

Per avere un quadro più chiaro della reale situazione a Homs ho chiesto informazioni via Skype al media attivista Bebars Al -Talawy (https://www.facebook.com/syria123456987?ref=hl)(https://diariodisiria.wordpress.com/2013/12/27/da-chef-a-citizen-reporter-a-homs-in-esclusiva-la-storia-di-bebars-altalawy/) che da mesi rappresenta il volto e la voce dei civili nella zona assediata. Bebars ha descritto un quadro drammatico: sui quartieri sotto assedio i bombardamenti sono intensi e la gente deve fare i conti anche con la mancanza di cibo, acqua potabile, gas ed energia elettrica. Gli chiedo delle “70 donne” e lui risponde: “Le famiglie assediate sono oltre 800; tra di loro ci sono anche un’ottantina di famiglie cristiane. Il numero delle donne è molto più alto, sono migliaia, e migliaia sono i bambini. E’ il regime che riduce i numeri, per non far conoscere le reali proporzioni del dramma “.  Quando gli chiedo dei bambini mi dice: “Dobbiamo chiamarli futuri martiri; sono talmente debilitati e malnutriti che muoiono uno dopo l’altro. Posso capire che i diplomatici a Ginevra non siano riusciti ad arrivare ad un risultato, ma mi chiedo perché le milizie armate che si dichiarano contro assad non vengono a liberarci, invece di combattere e uccidere le forze militari d’opposizione? Stanno dimostrando di essere dalla stessa parte del regime”.

La linea va e viene. Bebars promette di scrivere un rapporto e mandare nuovi video dalla zona assediata. Domenica mattina arriva questo messaggio:

“A Homs conviviamo con un assedio mortale; il tempo che passa è per noi come il sangue.Ogni ora, in ogni istante, proviamo sulla nostra pelle il sentore della morte a causa della fame, del freddo. Siamo sotto assedio da un anno e 7 mesi. Nella zona assediata ci sono circa 800 famiglie, con donne, bambini, anziani; ci sono feriti, persone bisognose di cure. All’inizio dell’assedio grazie ai magazzini della zona siamo riusciti  ad avere cibo e ad arrangiarci; quando le scorte hanno cominciato a scarseggiare abbiamo preso a coltivare anche i giardini, nella speranza che ci dessero frutta e verdura, nonostante la consapevolezza che i terreni su cui piovono le bombe non sono certo adatti alla semina. Ciò che ci ha spinto a mangiare tutto quello che trovavamo era proprio la fame; presto, però, hanno cominciato a diffondersi varie malattie; i disturbi più comuni sono vomito, diarrea, dolori addominali, vertigini, amnesia temporanea. Almeno 80 persone sono morte subito dopo aver mangiato verdure dai campi contaminati.

Come se non bastasse, i bombardamenti con i TNT non si arrestano, piovono, razzi, missili. Il regime sta attuando la politica della terra bruciata per prendere il pieno controllo di tutta la città di Homs. In precedenza le forze governative erano riuscite a prendere il pieno controllo di 17 quartieri, costringendo alla fuga migliaia di persone. La zona assediata, invece, è quella che ha visto la resistenza della popolazione, che ha deciso di non fuggire e non consegnare la città ai militari. Oltre 300 bambini in età scolastica non ricevono istruzione da quasi due anni. La situazione medico-sanitaria è catastrofica: non ci sono più farmaci, il personale medico è allo stremo. Ogni ferito è un potenziale martire. I medici sono costretti a ricorrere alle amputazioni anche in situazioni che, normalmente, potrebbero essere curate con interventi mirati  e farmaci specifici. Sono almeno un centinaio i feriti che avrebbero bisogno di interventi urgenti.

Per il regime le famiglie assediate sono in realtà bande d terroristi: quale essere umano dotato di ragione definirebbe terrorista un bambino, una donna, un uomo ferito, un anziano, un civile costretto a imbracciare un’arma per difendersi dagli attacchi dei militari? Le famiglie assediate sono di diverse etnie e religioni e tutte vogliono la stessa cosa: rimanere nelle loro case e vedere la fine delle violazioni e della violenze.

Vogliamo la rottura dell’assedio; il regime sta impiegando tutti i suoi mezzi per soffocarci, facendosi forza delle milizie iraniane e di esperti militari russi. Faranno di tutto per proseguire con l’assedio, non esitando ad arruolare anche giovanissimi per avere il controllo militare di tutta la zona assediata”.

Video 1 – Mentre si bombarda, Bebars raccoglie foglie per mangiare e mostra le proporzioni della devastazione sulla zona residenziale

Video 2 – I bambini dei quartieri assediati parlano del freddo e della fame che sono costretti a subire